Per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare

Per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare

In my work I play with the narrative possibilities made available by the practice of painting. By the means of representation I sketch stories that does not fully make sense, that don’t necessarily have a logical chain or a plausibility. In my paintings I try to put side by side, overlap and recombine scenes that are part of people’s everyday lives but that come from different times and different places. The characters and the occurrence that I depict come from photographic archives or from journals and magazines. Imagines at the same time anonymous and intimates.The result of this combination is a sort of visual riddle that anyone can resolve and guess, completing the story.

Manuela Masone

Per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare

di Manuela Masone

La ricerca del senso

Ricordate la scena del film «Totò, Peppino e la malafemmina» nella quale i due protagonisti, davanti al duomo di Milano chiedono ad un vigile informazioni: «Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?».

Se la prendiamo sul serio, si tratta di una frase a contenuto altamente filosofico, che indica la ricerca della direzione, del senso. E di questa ricerca si occupa anche C.U.T. The Sense of Life, una trasmissione di Radio Petruska (podcast indipendente) nella quale vengono intervistati personaggi della scena artistica, culturale, politica, sportiva ticinese che non temono di esporsi parlando di temi insoliti legati al senso della vita. Alcuni si esprimono anche sulla loro ricerca nella fede.

Non sono riuscita ancora ad ascoltare tutte le puntate ma mi piacerebbe esporvi un intervento che ho particolarmente apprezzato. Si tratta di alcune riflessioni di Carmelo Rifici, il direttore di Lugano in Scena sull’incidenza del pensiero economico sulla società in generale e di riflesso nel teatro: «Noi viviamo in una società economica, non in una società umana e quindi le paure sono tutte dettate dall’economia […] la paura è diventata un metodo, sono tutte preoccupazioni prima che il problema avvenga e questo è dato secondo me da un sistema di pensiero economico e non umano, un pensiero che non pone domande ma cerca solo risoluzioni…». Il teatro secondo Rifici, che ha di recente vinto il Premioenriquez 2015 per una comunicazione e un’arte di impegno sociale e civile, in questo periodo sta da un lato riportando in scena l’umano, l’umanità e dall’altro affronta temi legati all’economia o mette in scena personaggi che hanno relazioni economiche, di scambio tra loro.

A me pare interessante che l’arte, e in questo caso il teatro, rimandi attraverso i suoi contenuti ad una riflessione di tipo esistenziale sulla società, sulle relazioni, o addirittura cerchi di riportare l’uomo all’uomo, a volte riuscendoci, a volte meno.

Questo è solo uno degli argomenti legati al senso della vita che troverete sulla radio online. Fra quelli ascoltati segnalo anche l’intervista a Patrizia Barbuiani che riflette sul tema della morte e quella con Alan Alpenfelt e Markus Zohner che parlano della loro esperienza con i carcerati, sul senso di colpa.

Ovviamente le interviste non servono tanto a dare risposte, quanto a creare domande. L’ascoltatore può aderire o meno ai contenuti e partire da lì per una propria riflessione.

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Antonio

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Breve trama del film

[da Wikipedia]
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