Come si evolve tumore maligno alla prostata

Che cos’è il tumore alla prostata?

La prostata è una ghiandola – grande circa come una noce – che è presente solo negli uomini e che ha il compito di produrre e immagazzinare il liquido seminale.

Il tumore alla prostata è tra i più diffusi tra gli uomini, con un rischio è che strettamente legato all’età: con l’avanzare di questa aumentano i rischi, tanto che a 80 anni questa condizione riguarda un uomo su due.

Il tumore alla prostata cresce in genere lentamente e non si diffonde al di fuori della ghiandola. Esistono però forme più aggressive, caratterizzate da cellule malate che invadono rapidamente i tessuti circostanti e si diffondono anche ad altri organi.

Quali sono le cause del tumore alla prostata?

Le cause del tumore alla prostata non sono ancora state del tutto scoperte, ma è certo che alla base della malattia c’è una mutazione nel DNA delle cellule che provoca una proliferazione anomala delle stesse, il cui accumulo forma il tumore.

I fattori che possono aumentare il rischio di tumore alla prostata sono:

  • l’età: questo tumore si sviluppa maggiormente dopo i 65 anni;
  • le caratteristiche genetiche: gli uomini appartenenti alla comunità afroamericana sono più a rischio degli altri, anche se le cause di questa differenza sono sconosciute;
  • l’obesità;
  • una dieta ricca di grassi saturi.

Il tumore alla prostata non è ereditario. Tuttavia, è stata osservata familiarità. Pertanto i soggetti con parenti diretti (padre o fratelli) colpiti da tumore alla prostata dovrebbero sottoporsi ad attento monitoraggio.

Quali sono i sintomi del tumore alla prostata?

Per quanto riguarda i sintomi del tumore alla prostata, occorre sottolineare che agli stadi iniziali questa neoplasia in genere non ne presenta, tanto che il 30% circa dei casi vengono scoperti quando la malattia si è già diffusa oltre la ghiandola.

Vedi anche carcinoma prostatico.

Come può essere individuato il tumore alla prostata?

Nella maggioranza dei casi, la diagnosi di tumore della prostata si affida agli esami di screening, spesso inseriti in una visita medica di routine, soprattutto negli uomini dopo i 50 anni di età.

Il medico può anche raccomandare esami specialistici a causa di sintomi indicativi di un disturbo alla prostata. Gli esami comprendono:

  • esame del PSA (Antigene Prostatico Specifico): è un prelievo di sangue con cui si verifica il livello ematico di PSA, una sostanza prodotta dalla ghiandola prostatica che serve a fluidificare il liquido seminale. Il PSA non è un marcatore tumore specifico, pertanto livelli elevati di PSA o livelli crescenti nel tempo possono indicare una prostatite, un’ipertrofia prostatica o un tumore della prostata
  • esplorazione rettale: il medico, dopo aver indossato un guanto lubrificato, introduce delicatamente un dito nel retto del paziente per palpare la parete posteriore della ghiandola prostatica premendo contro la parete dell’ano
  • tomografia assiale computerizzata (TAC): per lo più in associazione con altri esami. Può mostrare i linfonodi patologici nella pelvi e nell’addome, dove il tumore prostatico tende a diffondersi. La TAC non fornisce, comunque, informazioni sufficientemente attendibili sullo stato della prostata o sullo stadio del tumore, e trova indicazione solo in casi selezionati
  • ecografia prostatica: da sola non consente di fare la diagnosi di tumore della prostata
  • biopsia: in presenza di un sospetto clinico (palpatorio) o biochimico (PSA elevato), il medico può raccomandare una biopsia prostatica multipla per via transrettale, in anestesia locale, mediante centratura ecografica. L’esame consiste in un numero variabile di prelievi di piccoli campioni di tessuto da aree diverse della prostata. Il tessuto viene poi analizzato al microscopio per accertare la presenza di cellule neoplastiche. La biopsia è un esame generalmente ambulatoriale che non richiede il ricovero ospedaliero
  • risonanza magnetica nucleare (RMN):viene utilizzata raramente e in casi specifici per valutare la presenza di malattia nell’osso e nelle parti molli
  • scintigrafia ossea: procedura diagnostica utile per stabilire la diffusione del tumore alle ossa. La sua necessità dipende dal tipo e dallo stadio del tumore prostatico, oltre che dai valori di PSA.

Come si può curare il tumore alla prostata?

Gli approcci terapeutici per il tumore alla prostata variano dalla vigile osservazione alla sorveglianza attiva, dalla radioterapia all’intervento di asportazione della prostata (prostatectomia radicale) all’ormonoterapia e alla chemioterapia.

La scelta del trattamento dipende da fattori come l’estensione del tumore, la sua eventuale diffusione extra-prostatica, l’età del paziente e il suo stato di salute generale.

Trattamento medico

In casi selezionati, per il tumore alla prostata la vigile osservazione – consistente nel monitoraggio del paziente con una valutazione periodica del PSA – e la sorveglianza attiva – cioè il monitoraggio del paziente con PSA e biopsie ripetute – possono rappresentare un’opzione.

In caso di tumore alla prostata avanzato può essere utile un’azione di ormonoterapia (da sola o insieme ad altre terapie) attraverso cui viene ridotta la produzione di ormoni sessuali, responsabili dell’accelerazione della crescita dello stesso tumore. Se il paziente sviluppa resistenza al trattamento ormonale può essere indicato un intervento chemioterapico.

Trattamento chirurgico

L’intervento di prostatectomia è quello più diffuso per curare il tumore prostatico. Oggi viene effettuato utilizzando tecniche mininvasive, nello specifico in laparoscopia o in robotica (Robot Da Vinci).

La chirurgia come unica modalità terapeutica (senza quindi prevedere altri trattamenti successivi come radioterapia, chemioterapia, ecc.) è efficace per trattare il cancro circoscritto alla ghiandola prostatica.

Trattamento radioterapico

Le radiazioni possono essere utilizzate per trattare quasi tutti gli stadi del tumore alla prostata, a seconda dello stato di salute del paziente e della gravità del tumore.

La radioterapia viene  utilizzata anche dopo l’intervento chirurgico nei casi localmente avanzati (radioterapia post-operatoria) per trattare l’area in cui era contenuta la prostata (loggia prostatica).

Quanto si può vivere con un tumore maligno alla prostata?

La sopravvivenza globale a 10 anni dalla diagnosi di tumore della prostata è circa del 90%. Questo dato può tuttavia variare a seconda delle caratteristiche della malattia e dipende in particolare dalla classe di rischio del tumore stesso.

Quando il tumore alla prostata da metastasi?

Infatti, la metastasi del cancro alla prostata si verifica quando le cellule si staccano dal tumore originario nella prostata e “viaggiano” attraverso il sistema linfatico o il flusso sanguigno raggiungendo altre sedi del corpo dove si genera un tumore secondario.

Quali sono le conseguenze del tumore alla prostata?

Il tumore alla prostata può determinare problemi di controllo vescicale (esempio: perdite occasionali di urina, vescica iperattiva ecc.). A seconda della gravità e della causa, questi problemi possono essere gestiti con farmaci, cateterizzazione o chirurgia. Disfunzione erettile.

Quanti stadi ha il tumore alla prostata?

I tumori di stadio T1-T2 si definiscono 'localizzati', quelli di stadio T3 'localmente avanzati', mentre quelli che hanno raggiunto i linfonodi , le ossa o altri organi si definiscono 'avanzati' o 'metastatici'.