Tu mi hai fatto come un prodigio salmo

Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.

Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;

Ciao a tutti!
Nel nostro percorso “Àmati! Smetti di far del male al tuo corpo!” abbiamo finora meditato insieme la Sacra Scrittura riguardo al progetto di Dio su di noi: venire a dimorare nel nostro corpo!
Con il Natale questo l’abbiamo potuto incarnare, prima vedendo il Figlio di Dio nascere nel corpo di un neonato, e poi vivendo questa nascita in noi! La mangiatoia è il nostro corpo!

Però dobbiamo riconoscere che non siamo capaci di vederci in questo modo, che non ci amiamo così tanto, che non ci riteniamo degni di così tanto Amore. Non sentiamo Gesù in noi.
La nostra realtà è che ci confrontiamo continuamente, che siamo invidiosi degli altri, che il corpo altrui è sempre migliore del nostro, che non sappiamo guardarci allo specchio e lodarci. Ci smarriamo.
Quante volte ci sentiamo dire “Vai bene così! Tu sei unico e irripetibile!” e però, poi, non lo riusciamo a vivere davvero?

Noi, Emanuele e Marianna, siamo quelli che hanno vissuto tante fatiche sotto questo aspetto. E i fianchi larghi, e la pancetta, e le gambe magre, e gli amici che a calcio vincevano ogni contrasto perché avevano un fisico più possente, e gli occhiali, e “icapellichenonstannoinnessunmodoalloralitagliomapoièancorapeggio”…insomma, una continua lotta contro quello che eravamo per essere ciò che non eravamo.

Nel fidanzamento questo ha portato ad altrettante fatiche, nel contatto fisico, nella parola affettuosa, nel valorizzare sé e l’altro…non mettere mano per nulla a questa roba qui può essere davvero deleterio! Per un rapporto con sé stessi e/o di coppia!

Allora, come fare per metterci mano?

Ripartiamo dal Salmo 102, con il quale ci siamo lasciati nell’articolo precedente e analizziamo il primo versetto:

Benedici il Signore, anima mia, QUANTO È IN ME benedica il suo Santo nome.

Quanto è in me…cioè? Tutta la mia corporeità, tutto il mio essere, quanto c’è in me. Esatto, quanto c’è. Noi siamo chiamati innanzitutto a partire da lì. Fabio Rosini, nel libro “L’arte di ricominciare”, scrive: “Perché sei alla ricerca di quello che in te non c’è e non lo trovi? Perché non c’è. Punto.” Banale, ma geniale. Guardiamo, allora, a cosa c’è. Pensiamo di guardarlo ogni giorno, di essercene già stufati…ma in realtà non lo stiamo guardando, lo stiamo vedendo. Una cosa è vedere, un’altra è guardare.

Il nostro corpo è la meraviglia più stupenda che esiste in natura! “Molti studiano il corpo umano e le sue mirabili prestazioni, ma pochi si fermano a contemplare, lodare, ringraziare il Creatore per tanto prodigio“ ci dice Padre Giovanni Marini al corso fidanzati di Assisi.

Già, tanto prodigio. Noi siamo un prodigio! E questo, chi ce lo dice?

Il Salmo 139 ci racconta:

Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. (v. 14)

Ok, è “solo” Parola di Dio. Quindi significa che Dio, creandoci, aveva già pensato a me come una meraviglia stupenda e perciò io, per ricambio, come minimo compito da bravo cristiano, devo almeno riconoscerglielo. “Grazie, Dio. La mia compagna di banco ha la fila, me non mi si c**a nessuno, però te lo devo, dai. Grazie.” Mmm sì, in effetti non è così immediato. Però il fatto resta: siamo stati pensati e creati da Lui, un prodigio lo siamo, è un fatto. Non è confutabile. Vuoi che Dio sbagli? Da qualche parte il mio prodigio sarà ben stato scritto, no?

Se dubiti, allora forse è meglio che chiudi l’articolo e ritorni sui passaggi precedenti di questo percorso. Se ci credi, andiamo avanti.

Se parliamo di Dio che scrive, significa che c’è un libro. E se parliamo di Dio che scrive noi, scrive chi siamo, disegna il nostro prodigio…significa che noi siamo quel libro.

Ma un libro, generalmente, lo iniziamo a pagina 50? Lo comprendiamo leggendo solo la fine o il trafiletto nel retro della copertina? No. Si parte dall’inizio. Ecco il punto! Ecco l’errore nel quale ci inganniamo da soli! I nostri confronti, le nostre invidie, hanno radici nell’attuale, nel presente. Magari stiamo vivendo un momento di debolezza, di prova, la nostra autostima sta abbracciando i lombrichi…e tac. Autodistruzione. Ci sta, accettiamolo, capita e continuerà a capitare. L’errore non sta lì, perché ciò che proviamo non è un errore. I nostri vissuti sono tutti autorizzati. L’errore sta nel ciò che ne facciamo dopo. Ci fermiamo lì e ci incateniamo alla pagina del nostro presente, che sia la 10, la 50, la 200. Senza vederne una bellezza, un senso.

La nostra chiamata di figli amati, invece, sta nel saper tornare a pagina 0, alla prefazione. Ricordarci chi siamo, da dove veniamo, perché siamo nati e perché siamo nati…”così”. Quel “così” a cui spesso, quasi sempre, diamo accezione negativa. Ci salviamo quando sappiamo guardarci con lo stesso sguardo con cui ci guarda Dio, toccarci come ci tocca Lui, valorizzarci in quel “così” che Lui ha fatto come un prodigio!

Eh sì, perché,

Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. (vv. 1-3)

Cioè solo Tu hai la Conoscenza con la C maiuscola. Solo Tu mi conosci davvero e sai da dove vengo e dove vado!

Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile. (v. 6)

Questa conoscenza non è dell’uomo! Tu sei il luminare che tanto cerchiamo quando ci perdiamo, che ci può insegnare ad amare e vivere! Che sa leggere oltre e va sempre oltre!

Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. (v. 8)

Infatti mi sproni ad andare oltre insieme a Te, a guardare più in là del mio peccato, del mio limite, di quel “così” vittima di modelli televisivi spacciati per massima realizzazione! Mi inviti a guardare quel “così” proprio quando per me sono gli inferi, non ci vedo nulla di buono e vorrei toglierli dalla mia vita, dal mio corpo. Tu mi dici “No, guardali e amali.” Perché anche là tu sei. Soprattutto là, Tu sei. Perché

Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. (vv. 13, 15)

I reni erano considerati la sede delle passioni e dei sentimenti.

Allora è che noi vogliamo tornare! Là, quando Tu, Signore, hai iniziato a formare la mia identità, ciò che più di bello sono e posso essere, quando attorno alle mie peculiarità hai ricamato un progetto speciale, che solo io posso incarnare! Oggi, in questo corpo…”così”! Sei Tu l’artigiano del mio destino!

Ripartiamo da là, dal grembo di mia madre. Desideriamo fare con voi questo: accostare 3 libri e mescolarli.

Libro di embriologia e anatomia. Libro della mia vita, io stesso. Libro di Dio, la Bibbia, la Sua Parola.

Mettiamo in relazione ciò che è la teoria con ciò che siamo stati e siamo noi, andando a ripescare ricordi, foto, racconti, aneddoti, simboli, significati della nostra infanzia e di quei primi attimi! Impariamo a raccogliere dettagli e a soffermarci su di essi, senza fretta. Non ci diamo un tempo, è un ricominciare che durerà tutta la vita, scopriremo sempre cose nuove di noi!

A una condizione, però: che ci sia il terzo libro. Che sia tutto messo sotto la Luce della Parola di Dio, l’unica che sa realmente guidare e che

Discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb 4, 12)

Perché l’obiettivo, ricordiamo, è contemplare e lodare Dio per il prodigio che siamo! Non glorificare noi stessi, non vantarci di studiare alla perfezione come si forma il sistema nervoso…ma contemplare! Nel dizionario, “guardare a lungo“, “ammirare“! Lasciare che Dio illumini quel passaggio di formazione delle ossa, quella tessitura dello stomaco, quel ricamo della retina…lasciare che Lui ci racconti perché ha desiderato così! E, soprattutto, perché ha desiderato così in noi, nella nostra unicità!

La scienza ci spiega come, Dio ci spiega perché!

“Francesco d’Assisi ha composto il Cantico delle Creature. Tu devi comporre il cantico della Creatura!” ci disse sempre Padre Giovanni. “Devi essere sintetico, essenziale. Per esempio, grazie Signore, per i miei stupendi occhi che mi fan godere tutto il creato: sono di uno splendore che affascina e, via via, mi fanno contemplare il tuo volto.”

Facciamolo insieme! Partiamo dall’origine, partiamo dal nostro corpo, partiamo da noi! Lasciamoci guidare dalle ispirazioni dello Spirito Santo e scopriamo il significato di ciò che siamo!

Buona ricerca! Un abbraccio!

Emanuele&Marianna + family

PS: video correlati: https://youtu.be/o9q6vp_VLgg ; https://youtu.be/HRJJv0iJbQQ per approfondire: 1Cor 6, 12-20

Cosa dice il salmo 139?

Se tu, Dio, uccidessi i malvagi! Allontanatevi da me, uomini sanguinari! Essi parlano contro di te con inganno, contro di te si alzano invano.

Quanto profondi per me i tuoi pensieri?

Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora.

Come un prodigio Bibbia?

[14]Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. e mi hai tessuto nel seno di mia madre.