La risposta è nelle stelle nicholas sparks

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La risposta è nelle stelle nicholas sparks
Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Come la prima volta di Nicholas Sparks, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 10,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 7,99.

La risposta è nelle stelle: trama del libro

Una strada coperta di neve, un’auto che perde il controllo e va a sbattere. Alla guida il vecchio Ira, che ora è incastrato, ferito, intirizzito dal gelo, e così solo. Il dolore lo immobilizza e rimanere cosciente è uno sforzo indicibile, almeno fino a quando davanti ai suoi occhi prende forma una figura, prima indistinta, poi dolcemente nitida: è l’immagine dell’amatissima moglie Ruth. Che lo incalza, gli impone di resistere, lo tiene vivo raccontandogli le storie che li hanno uniti per più di cinquant’anni: i momenti belli e quelli tristi, le passioni e i rimpianti, e sempre l’amore infinito. Lui sa che Ruth non può essere lì, ma si aggrappa ai ricordi, alle emozioni, alle parole di loro due insieme. Poco distante da quella strada, la vita di Sophia sta per cambiare per sempre. L’università, l’ex fidanzato traditore e violento, le feste e le amiche scompaiono nella notte di stelle in cui incontra Luke. Innamorarsi di lui è inevitabile, immaginare un futuro diverso diventa un sogno possibile. Un sogno che solo Luke può rendere reale. Purché il segreto che nasconde non lo distrugga. Ira e Ruth. Sophia e Luke. Due coppie che apparentemente non hanno nulla in comune, divise dagli anni e dalle esperienze, ma che il destino farà incontrare, nel più inaspettato ed emozionante dei modi. Ricordandoci che anche le decisioni più difficili possono essere l’inizio di un viaggio straordinario, perché i sentimenti e i segreti degli uomini percorrono strade impossibili.

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Estratto dall'incipit del libro

Primi di febbraio 2011
TIPI come me, non ce ne sono più, ormai. Sono rimasto solo io.
Mi chiamo Ira Levinson, sono un uomo del Sud degli Stati Uniti e un ebreo, due caratteristiche di cui vado ugualmente fiero. Sono anche un vecchio, nato nel 1920, l’anno in cui gli alcolici vennero messi fuorilegge e le donne ottennero il diritto al voto, e mi sono domandato spesso se la mia vita sia quello che è per questa ragione. Non ho mai bevuto e la donna che ho sposato non vedeva l’ora di raggiungere la maggiore età per votare Roosevelt. È facile quindi immaginare che ciò abbia in un certo senso segnato il mio destino.
Mio padre non sarebbe stato d’accordo. Era un uomo che credeva alle regole. «Ira», mi diceva quando ero giovane e lo aiutavo nel negozio, «lascia che ti spieghi che cosa non dovresti mai fare», e poi cominciava con l’elenco. Le chiamava Regole di Vita e io sono cresciuto ascoltando le sue opinioni su tutto. In parte si trattava di principi morali, radicati negli insegnamenti del Talmud; probabilmente erano le stesse cose che la maggior parte dei genitori diceva ai figli. Non dovevo mentire, ingannare né rubare, per esempio, ma lui – un ebreo part time, come amava definirsi allora – preferiva concentrarsi sugli aspetti pratici. Non uscire senza cappello se piove. Non toccare mai un fornello, perché potrebbe essere ancora caldo. Venivo ammonito a non esibire i soldi in pubblico, a non comprare gioielli per la strada. I suoi divieti erano infiniti ma cercavo di rispettarli, forse perché non volevo deluderlo. Ancora oggi la sua voce mi segue dappertutto, in questo viaggio che chiamiamo vita.
Allo stesso modo, mi veniva spesso detto che cosa dovevofare. Mio padre si aspettava onestà e integrità in ogni ambito esistenziale, ma mi esortava anche a dare la precedenza a donne e bambini, a stringere la mano con vigore, a ricordare i nomi delle persone e a dare a un cliente sempre un pochino di più. Mi resi conto che le sue regole non erano solo la base di una filosofia che lo aveva favorito, ma esprimevano la sua natura più profonda. Siccome credeva nell’onestà e nell’integrità, era convinto che fosse così per tutti. Credeva nella dignità umana e supponeva che gli altri fossero come lui. Pensava che la maggior parte delle persone, di fronte a una scelta, avrebbe fatto la cosa giusta, se pur difficile, e che il bene trionfasse quasi sempre sul male. Però non era ingenuo. «Fidati delle persone», mi diceva, «finché ti danno motivo per non farlo più. E allora non voltarti mai indietro.»
È stato lui che più di ogni altro mi ha plasmato, facendomi diventare l’uomo che sono oggi.
La guerra, però, lo cambiò. O meglio, l’Olocausto lo cambiò. Non intaccò la sua intelligenza – mio padre era in grado di terminare il cruciverba del New York Times in meno di dieci minuti – ma la sua fiducia nel prossimo. Il mondo che credeva di conoscere non aveva più senso per lui e allora iniziò a comportarsi in modo diverso. All’epoca era vicino ai sessant’anni, e dopo avermi nominato socio in affari, smise di venire ogni giorno in negozio. Diventò un ebreo a tempo pieno. Cominciò a recarsi regolarmente alla sinagoga con mia madre – parlerò di lei in seguito – e finanziò numerose iniziative. Non lavorava più il sabato e seguiva con interesse le fasi della creazione dello Stato di Israele… e il successivo conflitto arabo-israeliano. Andava a Gerusalemme almeno una volta all’anno, quasi cercasse qualcosa che prima ignorava di aver perso. A mano a mano che invecchiava la mia preoccupazione per questi viaggi oltreoceano aumentò, ma lui mi assicurava di saper badare a se stesso, e per molti anni fu così. Nonostante l’età avanzata, aveva una mente pronta come sempre; peccato che il suo corpo non fosse altrettanto forte. Fu colpito da un infarto all’età di novant’anni, e sebbene si fosse ristabilito, sette mesi dopo un ictus gli indebolì gravemente la parte destra. Tuttavia, insisteva per cavarsela da solo. Rifiutò di trasferirsi in una casa di riposo, anche se doveva usare un deambulatore per muoversi, e continuò a guidare malgrado lo pregassi di rinunciare alla patente. «È pericoloso», gli dicevo, ma lui si limitava ad alzare le spalle.
«Come farei a raggiungere il negozio?» mi rispondeva.
Se ne andò un mese prima di compiere centun anni, la patente di guida ancora nel portafoglio e un cruciverba completato sul comodino accanto al letto. Aveva avuto una vita lunga, una vita interessante, e ultimamente penso spesso a lui. Suppongo che sia naturale, perché ho seguito sempre le sue orme. Ho sempre portato con me le sue Regole di Vita. Ricordavo i nomi, davo più di quanto fosse richiesto e ancora oggi prendo il cappello tutte le volte che ritengo stia per piovere. Come mio padre anch’io ho avuto un infarto e uso un deambulatore, e sebbene non abbia mai risolto cruciverba, ho la mente lucida. E, proprio come mio padre, sono stato troppo testardo per rinunciare alla patente. Con il senno di poi, forse è stato un errore. Se lo avessi fatto, non mi troverei nell’attuale condizione: la macchina fuori strada in un dirupo, il cofano accartocciato dall’impatto contro un albero. E non sarei qui a immaginare l’arrivo di qualcuno con un thermos di caffè, una coperta e una di quelle portantine che usavano nell’antichità. Dal mio punto di vista è l’unico modo per uscire vivo da questa situazione.
Sono nei guai. Oltre il parabrezza incrinato la neve continua a cadere, fitta e onnipresente. Perdo sangue dalla testa e mi sento svenire. Ho quasi la certezza di avere il braccio destro
rotto. Anche la clavicola. La spalla mi pulsa e il minimo movimento è una sofferenza. Nonostante il giubbotto, ho così freddo che tremo.
Mentirei se vi dicessi che non ho paura. Non voglio morire, e grazie ai miei genitori – mia madre è campata fino a novantasei anni – ho sempre pensato di essere geneticamente predisposto a diventare più vecchio di quanto già non sia. Fino a un mese fa ero convinto di avere davanti ancora cinque o sei anni. Ecco, magari non proprio belli. Non funziona così alla mia età. Mi sto disintegrando da un po’: il cuore, le articolazioni, i reni, spizzichi e bocconi del mio corpo cominciano a perdere colpi, ma di recente si è aggiunto anche qualcos’altro. Mi cresce nei polmoni, ha detto il dottore. Un tumore. Un cancro. Il mio tempo ormai si misura in spiccioli… ma fa lo stesso, non sono ancora pronto a morire. Non oggi. Devo fare qualcosa, un’azione che compio dal 1956. Una solenne tradizione sta per finire e più di tutto mi preme avere un’ultima occasione di dire addio.
Certo che è strano quello che ti viene in mente quando credi di essere vicino alla morte. Di una cosa sono sicuro: se il mio tempo è finito, preferirei non andarmene in questo modo… un tremito diffuso, la dentiera che sbatte, finché inevitabilmente il cuore si ferma del tutto. So che cosa succede quando le persone muoiono. Alla mia età sono stato a troppi funerali. Se potessi scegliere, preferirei andarmene nel sonno, a casa mia, nel mio letto. La gente che muore così ha un aspetto sereno. L’ultima cosa che desidero è che qualcuno mi trovi qui seduto, surgelato come una bizzarra scultura di ghiaccio. Come farebbero a tirarmi fuori? Da come sono incastrato dietro il volante, sarebbe come cercare di far uscire un pianoforte dal bagno. Immagino già un vigile del fuoco che stacca spezzoni di ghiaccio e scuote il mio corpo avanti e indietro, dando ordini del tipo: «Spostagli la testa da questa parte, Steve», oppure: «Giragli il braccio di là, Joe». Spinte e strattoni, botte e colpi, finché il mio corpo gelato cade a terra con un ultimo sforzo. Non fa per me, grazie. Ho ancora la mia dignità. Quindi, nel caso, cercherò di sdraiarmi sul sedile posteriore e di chiudere gli occhi. In questo modo potranno farmi scivolare fuori come uno stoccafisso.
Forse, però, non sarà necessario. Magari qualcuno noterà il segno degli pneumatici sull’asfalto, le strisce che portano direttamente verso il terrapieno. Forse qualcuno si fermerà e proverà a chiamare, accenderà una torcia e si accorgerà di una macchina quaggiù nel fosso. Non è inconcepibile, potrebbe accadere. Nevica, e gli automobilisti guidano piano. Di sicuro qualcuno mi troverà. Devono trovarmi.
Giusto?
Forse no.
La neve continua a cadere. Il respiro si condensa fuori dalla mia bocca in nuvolette, come sbuffi di drago, e il freddo comincia a entrarmi nelle ossa. Potrebbe andare peggio.
Siccome quando sono partito il tempo era brutto – ma non nevicava – mi sono vestito pesante. Porto due camicie, un maglione, guanti e cappello. La macchina è inclinata con il muso verso il basso, sono ancora legato alla cintura di sicurezza che sostiene il mio peso, e ho la testa appoggiata al volante. L’airbag è scoppiato, spargendo polvere bianca e un odore di bruciato. Non è una posizione comodissima, ma posso resistere.
Mi sento pulsare tutto il corpo. Credo che l’airbag non abbia funzionato a dovere, perché ho sbattuto il capo contro il volante e ho perso i sensi. Non so per quanto tempo sia rimasto svenuto. Il taglio che ho sulla testa continua a sanguinare e le ossa del braccio destro sembrano volermi bucare la pelle. Comunque poteva andare peggio, mi dico. Sebbene stia nevicando, non fa ancora troppo freddo fuori. È prevista una diminuzione delle temperature stanotte, fino a meno sei, per tornare intorno allo zero domani. Si alzerà anche il vento, con raffiche che raggiungeranno i trenta chilometri orari. Domani, domenica, saranno ancora più forti, ma lunedì notte il tempo comincerà a migliorare gradualmente. Per allora il fronte freddo sarà passato e i venti si calmeranno. Martedì le temperature saliranno fino a quattro gradi.

Per la biografia completa dello scrittore americano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata ad Nicholas Sparks. Per la bibliografia rimandiamo invece alla nostra pagina riassuntiva su tutti i libri dell’autore.

Dove posso vedere il film la risposta è nelle stelle?

Il film La Risposta è nelle Stelle è disponibile in streaming a noleggio su: Rakuten TV a 3,99€ per la versione HD; CHILI a 3,99€ per la versione SD, a 3,99€ per la versione HD; Google Play; Apple Itunes a 3,99€ per la versione HD; Amazon Prime Video a 3,99€ per la versione SD, a 3,99€ per la versione HD.

Qual è l'ultimo libro di Nicholas Sparks?

L'ultimo romanzo dello scrittore americano è Noi due come in un sogno, uscito a luglio 2022.

Quando esprimi un desiderio Nicholas Sparks?

Quando si avvera un desiderio, il nuovo romanzo di Nicholas Sparks, è una storia struggente sui doni inaspettati che ci fa la vita quando sembra averci tolto tutto, e sulle vie misteriose che percorre l'amore fino a ritrovarci.

Come un uragano di Nicholas Sparks trama?

Trama. Adrienne, una donna devota alla sua famiglia e ai suoi figli, viene lasciata dal marito per un'altra più giovane di lei. Paul, famoso medico, dai mille impegni e riconoscimenti, non è mai stato presente per la sua famiglia, che dopo anni di assenze si rompe andando in frantumi.