Quanto prende di pensione un imprenditore agricolo

La pensione pubblica stimata per un imprenditore si prospetta non solo inferiore rispetto al reddito percepito in attività, ma questo gap previdenziale è maggiore rispetto a quello che interessa i lavoratori dipendenti

Quali sono le regole di pensionamento per gli imprenditori?

Forse si tratta della categoria lavorativa che più di tutti “trascura” la propria situazione previdenziale, avendo al tempo stesso cura di garantirla ai propri dipendenti e collaboratori. Vediamo il caso specifico dei titolari d’impresa del settore commercio, turismo o terziario e di come andranno in pensione.

Le regole contributive e di pensionamento

Un titolare di un’impresa (settore commercio, turismo o terziario) versa i contributi per la propria pensione alla gestione speciale INPS commercianti. I contributi previdenziali da versare vengono quantificati in base al reddito annuo, entro il massimo imponibile di 102.543 euro.

C’è una prima fascia reddituale di 15.878 su cui è calcolato il contributo minimale, con aliquota del 24,09% e la parte eventualmente eccedente è soggetta al contributo “a conguaglio” che è così scomposto: 24,09% fino a 47.143 euro e 21,54% per importi superiori.

Le vie principali di pensionamento sono la pensione di vecchiaia e quella anticipata. Per accedervi nel 2019 sono richiesti:

  • per la pensione di vecchiaia 66 anni e 7 mesi e 20 anni di contributi, se la pensione non risulta inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale (pari a 458 euro per tredici mensilità nel 2019), oppure, 70 anni e 5 mesi di età e 5 anni di contributi a prescindere dall’importo della pensione;
  • per la pensione anticipata 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, a prescindere dall’età, oppure, 63 anni de 20 anni di contributi se la pensione non è inferiore a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale.

L’ammontare stimato della pensione pubblica

La pensione pubblica viene calcolata o con metodo retributivo o con metodo contributivo a seconda dell’età anagrafica e di quando ha avuto inizio l’attività lavorativa, anche se a partire dal 2012 vale per tutti il metodo di calcolo contributivo.

La pensione pubblica stimata per un imprenditore si prospetta non solo inferiore rispetto al reddito percepito in attività, ma questo gap previdenziale è maggiore rispetto a quello che interessa i lavoratori dipendenti. Questo è dovuto soprattutto ad una maggiore instabilità reddituale e contributiva nel corso della propria carriera e al fatto che l’aliquota contributiva che viene versata è inferiore (24,09% vs 33%).

In alcuni casi la parte di reddito non coperto dalla pensione pubblica può arrivare fino al 60%. Ad esempio, un commerciante di 43 anni che esercita da 13 anni la propria attività e con un reddito annuo di 52.000 euro si stima possa andare in pensione a 66 anni con una gap previdenziale del 57%.

L’integrazione necessaria con un fondo pensione

L’esigenza di integrare la pensione pubblica è cosa già nota dalle lontane riforme del sistema pensionistico degli anni Novanta, che hanno introdotto da un lato il meno generoso metodo di calcolo contributivo e dall’altro la previdenza integrativa proprio per rimediare agli inevitabili gap previdenziali che avrebbero interessato i lavoratori.

Questa necessità è ancora più evidente per i lavoratori autonomi, che come detto avranno delle pensioni pubbliche inferiori rispetto ai lavoratori dipendenti. Aderendo ad un fondo pensione si può costruire una pensione di scorta da affiancare poi a quella pubblica, fondamentale se si vuole tutelare il proprio tenore di vita.

Quanto prende di pensione un imprenditore agricolo

Tornando all’esempio, se lo stesso commerciante inizia a versare da oggi 5.164 euro all’anno (che è il limite per avvalersi della deducibilità fiscale dall’IRPEF) fino al pensionamento, potrà contare su una pensione integrativa stimata di 520 euro mensili, erogata da un capitale accumulato di 153.000 euro. Se per ipotesi è già iscritto ad un fondo pensione da dieci anni, al momento del pensionamento si stima un accumulo di 220.000 euro da cui ricava una pensione integrativa di 750 euro al mese.

Grazie ai contributi versati nel fondo pensione, inoltre, risparmia di imposte IRPEF 1.984 euro all’anno.


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L’Inps, con la Circolare n. 91 del 30 giugno 2021, ha pubblicato gli importi dei contributi obbligatori dovuti dagli Imprenditori Agricoli Professionali (IAP) e dai Coltivatori Diretti (CD) per l’annualità 2021.

Come ogni anno l’INPS comunica gli importi della contribuzione illustrandone le modalità di calcolo.

Anche per l’anno 2021, i lavoratori autonomi con oltre 65 anni e già titolari di una pensione INPS, possono richiedere la riduzione del 50% dei contributi dovuti. Invariato il contributo di maternità e quello per la copertura INAIL per CD.

Resta immutata l’entità del contributo di maternità dovuto dalle unità attive iscritte alla gestione dei Coltivatori Diretti (7,49 euro) ed il contributo dagli stessi dovuto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, fissato nella misura di: 768,50 euro per le aziende ubicate in zone normali; 532,18 euro per le aziende ubicate in zone svantaggiate e montane.

In relazione alla quota-premio per assicurazione INAIL, nella Circolare viene evidenziato che il Decreto del Ministro del Lavoro del 23/03/2021 ne ha fissato la riduzione nella misura del 16,36%, pertanto, tale riduzione dovrà essere applicata agli elenchi delle aziende individuate e trasmesse dall’INAIL. Somme dovute per il 2021.

I termini di pagamento fissati ordinariamente in quattro rate di pari importo da effettuarsi entro:

1° rata 16 luglio 2021;

2° rata 16 settembre 2021;

3° rata 16 novembre 2021;

4° rata 16 gennaio 2022;

quest’anno subiranno una rimodulazione per effetto dell’esonero contributivo per i mesi di gennaio e febbraio 2021 (esclusi i premi INAIL) conseguente ai provvedimenti COVID-19 in favore della filiera.

Come già comunicato il versamento del 16 luglio è rinviato ed il nuovo termine dovrà quindi essere comunicato dall’INPS con un apposito messaggio.

L’INPS, infine, ha ricordato che ai Coltivatori Diretti (CD) e agli Imprenditori Agricoli Professionali (IAP) di età inferiore ai quarant’anni, che si iscrivono alla previdenza agricola per attività iniziate dal 01/01 al 31/12/2021, è concesso l’esonero dal versamento del 100% della contribuzione dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti (IVS), per un periodo massimo di ventiquattro mesi.

CD/CM
IMPORTO ANNUO DEI CONTRIBUTI DOVUTI DAI COLTIVATORI DIRETTI, COLONI, MEZZADRI – zone normali
ANNO 2021
CD/CM
FASCIA 1 € 3.115,74
FASCIA 2 € 3.860,30
FASCIA 3 € 4.604,85
FASCIA 4 € 5.349,41
IMPORTO ANNUO DEI CONTRIBUTI DOVUTI DAI COLTIVATORI DIRETTI, COLONI, MEZZADRI – zone montane e svantaggiate
ANNO 2021
CD/CM
FASCIA 1 € 2.879,42
FASCIA 2 € 3.623,98
FASCIA 3 € 4.368,53
FASCIA 4 € 5.113,09
IMPORTO ANNUO DEI CONTRIBUTI DOVUTI DAI COLTIVATORI DIRETTI, COLONI, MEZZADRI
ANNO 2021
Ultrasessantacinquenni pensionati – Zone normali
CD/CM
FASCIA 1 € 1.945,87
FASCIA 2 € 2.318,14
FASCIA 3 € 2.690,42
FASCIA 4 € 3.062,70
IMPORTO ANNUO DEI CONTRIBUTI DOVUTI DAI COLTIVATORI DIRETTI, COLONI, MEZZADRI
ANNO 2021
Ultrasessantacinquenni pensionati – Zone montane e svantaggiate
CD/CM
FASCIA 1 € 1.709,55
FASCIA 2 € 2.081,82
FASCIA 3 € 2.454,10
FASCIA 4 € 2.826,38
IAP
IMPORTO ANNUO DEI CONTRIBUTI DOVUTI DAGLI IMPRENDITORI AGRICOLI PROFESSIONALI
ANNO 2021
IAP
FASCIA 1 € 2.347,24
FASCIA 2 € 3.091,80
FASCIA 3 € 3.836,35
FASCIA 4 € 4.580,91
IMPORTO ANNUO DEI CONTRIBUTI DOVUTI DAGLI IMPRENDITORI AGRICOLI PROFESSIONALI
ANNO 2021
Ultrasessantacinquenni pensionati
IAP
FASCIA 1 € 1.177,37
FASCIA 2 € 1.549,64
FASCIA 3 € 1.921,92
FASCIA 4 € 2.294,20

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Quanto si prende di pensione con 35 anni di contributi agricoli?

L'ammontare del trattamento è pari al 2% della retribuzione pensionabile per ogni anno di contribuzione: con 25 anni si ha diritto, quindi, al 50%, con 35 anni al 70% e così via, fino all'80% con 40 anni, massima anzianità presa in considerazione.

Quanto ammonta la pensione minima di un coltivatore diretto?

Le pensioni degli agricoltori non sono dignitose. Si tratta di lavoratori che hanno contribuito in maniera decisiva a sostenere il Paese, producendo cibo di qualità e curando il territorio. Dopo 40 anni di lavoro, la maggior parte di loro prende un assegno al minimo, circa 513 euro al mese complessivi.

Quanto vale un anno di contributi agricoli?

Per la generalità delle aziende agricole l'aliquota dei contributi INPS è fissata per il 2022 al 29,70 per cento, e resta pari all'8,84 per cento la quota a carico del lavoratore.

Quanto ammonta la pensione con 30 anni di contributi?

Applicandovi il coefficiente di trasformazione del 5,575%, ne risulta una pensione pari a circa 9.200 euro. Sommando le due quote, quindi, ne risulterà una pensione annua lorda di 11.700 euro, poco meno di 1.000 euro al mese quindi.