Mal di testa e orecchie che pulsano

Mal di testa e orecchie che pulsano

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Posted at 10:00h in acufene

L’acufene, definito anche come ronzio o fischio alle orecchie, è una percezione del suono persistente in una o entrambe le orecchie quando non vi è alcun suono presente nell’ambiente. Quando questo suono è ritmico e combacia con il battito cardiaco si parla di acufene pulsante.

In questo caso tuttavia, il suono esiste, ma proviene dall’interno del nostro corpo: il sangue che pulsa ritmicamente nelle vene o il cuore che batte fanno parte dei somatosounds, i suoni prodotti dal nostro corpo. Normalmente, il cervello ignora tali suoni, ma quando non lo fa ecco che si verificano casi di acufene pulsante.

Le cause dell’acufene pulsante

Le principali cause dell’acufene pulsante sono di natura circolatoria. Alcune patologie infatti possono influenzare la circolazione del sangue e quindi la nostra percezione dei suoni. Un esempio è l’otite, che può provocare infiammazioni e ostruzioni dei piccoli vasi sanguigni che irrorano l’orecchio, scatenando quindi l’acufene. Anche i traumi alla testa e al collo possono causare lo schiacciamento dei capillari e intensificare il suono che essi producono.

Altre patologie possono essere:

  • ipertensione
  • arteriosclerosi
  • soffio al cuore
  • patologie a carico delle trombe di Eustachio
  • anomalie in una vena o in un’arteria
  • tumore gnomico

Anche l’abuso di farmaci da banco definiti ototossici (dannosi per l’udito) o l’ascolto prolungato di musica ad alto volume possono aumentare il rischio di acufene pulsante.

Infine, non si può dimenticare lo stress: anche se non è la causa primaria dell’acufene pulsante, può aggravare la percezione del ronzio nelle orecchie. Non è raro infatti che si comincia ad avvertire questo fastidio alle orecchie proprio in concomitanza di periodi di forte stress. Come abbiamo detto nel nostro articolo dedicato, l’acufene peggiora la qualità della vita. Diventa difficile dormire, concentrarsi, studiare o semplicemente conversare con gli altri, e queste condizioni non fanno altro che aumentare lo stress.

Come alleviare i fastidi dell’acufene pulsane

Ecco perché è importantissimo, nel caso di problemi di acufene, rivolgersi ad uno specialista. Un controllo dell’udito infatti aiuterà a verificare se l’acufene è un sintomo di altre patologie più gravi che possono aver colpito l’apparato uditivo. Se non ci sono altri problemi di udito, il passo successivo è verificare lo stato di salute del vostro sistema circolatorio e del cuore.

Curare eventuali altre patologie aiuterà ad eliminare l’acufene pulsante. Nel frattempo, si può trovare un po’ di sollievo da questo ritmico pulsare nelle orecchie seguendo alcuni consigli:

  • ridurre i farmaci da banco dannosi per l’udito
  • non ascoltare la musica a volume troppo alto con gli auricolari
  • ridurre il consumo di fumo e alcool
  • alleviare lo stress
  • ascoltare playlist di suoni bianchi

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Mal di testa e orecchie che pulsano

Che cos’è l’acufene?

Conosciuto anche col nome di tinnito, l’acufene è un disturbo che ha come effetto quello di sentire in continuazione all’interno dell’orecchio un suono acuto, simile a un fischio o a un ronzio, che si avverte anche qualora non vi siano rumori esterni.

Quali sono le cause dell’acufene?

L’acufene può avere cause sia interne che esterne all’orecchio:

  • le cause interne (dette otogene), possono essere dei tappi di cerume o invece dei processi infiammatori dell’orecchio medio e interno, acuti o cronici
  • le cause esterne (dette extra-otogene) hanno solitamemente origine da traumi o da alcune patologie, tra le quali si possono elencare: meningite, otite, sclerosi multipla, aterosclerosi, cataratta, ictus, infiammazione del nervo trigemino, labirintite, sifilide.

Quali sono i rimedi contro l’acufene?

L’acufene non viene curato in modo diretto: il trattamento applicato riguarda la causa che ne è alla base. In alcuni casi risulta tuttavia difficile individuare la causa dell’acufene per cui questo disturbo non può essere debellato in alcun modo. Un aiuto per attutire il fastidio può provenire, pertanto, dall’assunzione dietro prescrizione medica di alcuni medicinali (tra i quali gli antidepressivi) o dall’impiego di macchinari che emettono i cosiddetti “rumori bianchi”, che sono considerati distensivi.

Acufene, quando rivolgersi al proprio medico?

L’acufene richiede un intervento medico qualora in precedenza sia stata diagnosticata una delle patologie che ne possono esserne la causa. È necessario rivolgersi al proprio medico anche qualora questo disturbo sia conseguenza di un grave trauma subito di recente.

Area medica di riferimento per l’acufene

In Humanitas Castelli Bergamo l’area medica da considerare come punto di riferimento per l’acufene è l’Ambulatorio di Otorinolaringoiatria.

Che cos’è l’atassia?

L’atassia è una condizione per cui viene compromesso il controllo dei muscoli durante movimenti volontari (come, ad esempio, camminare o afferrare oggetti). Può coinvolgere anche la deglutizione, il linguaggio e il movimento degli occhi ed è in genere la conseguenza di un danno al cervelletto, che è la struttura cerebrale responsabile del coordinamento dei muscoli.

Quali malattie si possono associare all’atassia?

Tra le patologie che possono essere collegate all’atassia ci sono: sclerosi multipla, tumori, ictus, paralisi cerebrale. Si rammenta come questo non sia un elenco esaustivo e che sarebbe sempre meglio consultare il proprio medico in caso di sintomi persistenti.

Quali sono i rimedi contro l’atassia?

Non esiste un trattamento specifico contro l’atassia. Il rimedio migliore dipende dalla causa che ha determinato il problema. In alcuni casi potrebbero essere utili dei supporti per camminare (come girelli o bastoni) o per comunicare. Altre volte si può anche trarre beneficio dalla fisioterapia, dalla logopedia o anche dalla terapia occupazionale.

Atassia, quando rivolgersi al proprio medico?

Chi si confronta con condizioni che causano atassia, ad esempio la sclerosi multipla, dovrebbe ricorrere alle cure di un medico in caso di diminuzione dell’equilibrio, della capacità di coordinare i movimenti delle gambe, delle braccia o delle mani e in caso di difficoltà a camminare, parlare o deglutire.

Che cosa s’intende con difficoltà del linguaggio?

Le difficoltà del linguaggio sono relazionate a problemi transitori o permanenti che riguardano la capacità di elaborare e articolare frasi e parole. Possono colpire sia adulti sia bambini e comprendono disturbi del ritmo, dell’articolazione e della voce e possono riguardare sia la composizione del messaggio (cioè la scelta delle parole e dei significati) che l’espressione (disturbi dell’apparato fonatorio).

Quali malattie si possono associare alla difficoltà del linguaggio?

Tra le principali patologie che possono essere associate alla difficoltà di linguaggio ci sono le seguenti: sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, sindrome di Down, emicrania, ictus, labbro leporino, malattia di Alzheimer, malattia di Huntington, palatoschisi, aprassia, autismo, botulismo, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), cancro della bocca (cancro orale), cancro della laringe, cefalea, demenza senile, disartria, polipi alle corde vocali. Si ricorda che questo elenco non è esaustivo e che sarebbe sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia in caso di sintomi persistenti.

Quali sono i rimedi contro la difficoltà di linguaggio?

Allo scopo di individuare i rimedi contro la difficoltà del linguaggio, bisogna innanzitutto individuare l’origine che scatena il disturbo. Alcune situazioni – difatti – possono essere modeste, di lieve entità e transitorie e non richiedere pertanto alcun trattamento. Quando le difficoltà sono invece permanenti è necessario intervenire con una terapia del linguaggio: il neurologo e il logopedista potranno individuare il programma terapeutico adeguato con esercizi specifici (fonazione, respirazione, memorizzazione) per la patologia e le capacità di espressione del soggetto.

Difficoltà del linguaggio, quando rivolgersi al proprio medico?

Qualora le difficoltà del linguaggio insorgano in maniera improvvisa potrebbero essere sintomo di eventi vascolari – come l’ictus – che richiedono un intervento sanitario tempestivo. In questo caso è necessario recarsi o chiamare subito il pronto soccorso. Se si assiste un paziente anziano, le sue difficoltà del linguaggio potrebbero essere sintomo di una degenerazione cerebrale. È sempre importante riferire al proprio medico curante e al neurologo la comparsa di questi problemi.

Che cos’è la disartria?

La disartria è una condizione che non consente di controllare e coordinare i movimenti dei muscoli facciali preposti al parlare. Consiste in uno stato di debolezza e si manifesta con una parlata che appare lenta e confusa, di non facile comprensione.

Quali sono le cause della disartria?

La disartria può essere causata da problematiche che riguardano il sistema nervoso o dall’assunzione di alcuni farmaci. Varie, inoltre, sono le patologie che possono causare questo disturbo: morbo di Parkinson, aterosclerosi, botulismo, ictus e sclerosi multipla.

Quali sono i rimedi contro la disartria?

La cura della disartria dipende dalla causa che ne sta alla base. In alcune situazioni potrà essere sufficiente una cura a base di farmaci, in altre sarà necessario ricorrere all’intervento di un logopedista.

Disartria, quando rivolgersi al proprio medico?

La presenza di disartria, quindi di un’evidente difficoltà a parlare, deve essere sempre portata a conoscenza del proprio medico.

Area medica di riferimento per la disartria

In Humanitas Castelli Bergamo l’area medica di riferimento per la disartria è l’Ambulatorio di Neurologia.

Che cos’è la disfagia?

La disfagia è la difficoltà a deglutire che colpisce soprattutto le persone anziane ma che può comunque presentarsi a qualunque età. Può essere causata da situazioni occasionali, come ad esempio una masticazione non corretta, o può avere un’origine patologica.

Quali altri sintomi possono essere associati alla disfagia?

Alla disfagia possono accompagnarsi altri sintomi come il dolore alla mandibola o, nei casi più gravi, vomito e perdita di peso.

Quali sono le cause della disfagia?

Oltre che da cause occasionali, la disfagia può essere provocata da varie patologie, tra cui ci sono: bronchite, faringite, gastrite, laringite, mononucleosi, morbo di Parkinson, reflusso gastroesofageo, ernia iatale, aneurisma aortico, diverticoli esofagei, esofagite, tonsillite, sclerosi multipla, tumore allo stomaco, tumore all’esofago, tumore della laringe, tumore della tiroide.

Quali sono i rimedi contro la disfagia?

Per curare la disfagia è necessario individuarne la causa e intervenire su questa. Nei casi più leggeri questo disturbo può essere curato da un logopedista o da un rieducatore della deglutizione. Una certa utilità la si può trarre dalla modifica delle abitudini alimentari: l’ideale è aumentare i pasti, di cui va ridotta l’abbondanza, ponendo la propria preferenza su alimenti facili da deglutire ed evitando di ingerire alimenti che possano provocare reflusso gastroesofageo. I casi più gravi richiedono l’utilizzo di farmaci, l’assunzione di alimenti attraverso mezzi differenti – come ad esempio un sondino naso-gastrico – o l’esecuzione di un intervento chirurgico.

Disfagia, quando rivolgersi al proprio medico?

Una situazione caratterizzata da disfagia deve essere comunicata al proprio medico curante quando perdura da lungo tempo e quando è accompagnata da vomito e perdita di peso.

Che cos’è la disfonia?

Con disfonia si intende alterazione della voce dal punto di vista qualitativo e quantitativo. Può essere cronica o temporanea, di origine strutturale o funzionale. Può inoltre essere didiopatica, quando si genera senza che vi sia una causa apparente. La disfonia colpisce in particolare gli organi che sono connessi alla funzione fonatoria, che fa cioè riferimento all’emissione della voce e dei suoni: corde vocali, bocca, naso, faringe, laringe e trachea.

Quali altri sintomi possono essere associati alla disfonia?

Alla disfonia possono essere collegati altri sintomi come fastidio o dolore provati quando si parla.

Quali sono le cause della disfonia?

La disfonia può essere causata da un uso eccesivo della voce o da un trauma. All’origine ci possono essere anche varie patologie, come laringite, botulismo, sclerosi multipla, tumori della laringe, tumori alla gola, alla bocca e agli organi connessi alla funzione fonatoria e tetano.

Quali sono i rimedi contro la disfonia?

Per curare la disfonia è necessario prima individuarne la causa e intervenire su questa. In ogni caso si consiglia idratazione e riposo degli organi coinvolti nella funzione fonatoria per un periodo di circa due-tre giorni. Dal punto di vista medico ci possono essere tre diversi approcci:

  • logopedico, con cui si impara a utilizzare meglio la voce
  • farmacologico, con farmaci che possono essere, a seconda della causa, antinfiammatori, antibiotici, antiacidi, ecc.
  • chirurgico, per l’eventuale asportazione di tumori, polipi, noduli o cisti che possono essere alla base della disfonia.
 

Disfonia, quando rivolgersi al proprio medico?

Una condizione contraddistinta da disfonia deve essere sottoposta all’attenzione del proprio medico nel caso in cui derivi da un trauma o quando può essere collegata a una delle patologie associabili (elencate sopra).

Che cosa sono le disfunzioni vescicali?

Le disfunzioni vescicali sono quelle che rendono problematici il riempimento e lo svuotamento della vescica urinaria. Questo disturbo dipende da un malfunzionamento dei muscoli collegati alla parete della vescica, di quelli del pavimento pelvico e di quelli che hanno il compito di regolare i flussi dell’urina.

Quali sono le cause delle disfunzioni vescicali?

Le disfunzioni vescicali possono essere generate da problemi neurologici che agiscono negativamente sul funzionamento dei muscoli sopra elencati o dall’assunzione di alcuni farmaci che possono compromettere il buon funzionamento della vescica. La causa può risiedere inoltre in alcune patologie tra cui: sclerosi multipla, encefalopatie, paralisi cerebrale, epispadia, seno urogenitale, vescica neurologica.

Quali sono i rimedi contro le disfunzioni vescicali?

Per curare le disfunzioni vescicali è necessario individuarne la causa e intervenire su questa. Le cure possono essere farmacologiche, possono consistere in iniezioni di molecole (come ad esempio la tossina botulinica) o possono richiedere, nei casi più gravi, un intervento chirurgico. In alcuni casi può essere utile intervenire con sedute di psicoterapia o con esercizi finalizzati all’allenamento della vescica.

Disfunzioni vescicali, quando rivolgersi al proprio medico?

La presenza di disfunzioni vescicali deve sempre essere comunicata al proprio medico curante, soprattutto quando si protrae per qualche giorno.

Aree mediche di riferimento per le disfunzioni vescicali

In Humanitas Castelli Bergamo le aree mediche di riferimento per le disfunzioni vescicali sono l’Unità Operativa di Urologia e l’Unità Operativa di Proctologia.

Che cos’è l’eritromelalgia?

L’eritromelalgia può essere considerata una patologia oppure il sintomo secondario di un’altra malattia, generalmente collegata a diabete, gotta, difetti della coagulazione e sclerosi multipla. Il sintomo corrisponde a un’anomala vasodilatazione dei vasi sanguigni periferici e si manifesta con bruciore intenso (descritto anche come dolore urente), associato ad arrossamento e calore tipicamente localizzato su orecchie, mani, piedi, volto e ginocchia.

Quali malattie si possono associare all’eritromelalgia?

Tra le principali patologie che si possono associare all’eritromelalgia ci sono le seguenti: policitemia vera, sclerosi multipla, trombosi venosa profonda, trombocitemia, vene varicose, artrite reumatoide, diabete, gotta, ipertensione, lupus eritematoso sistemico. Si ricorda che questo non è un elenco esaustivo e che è sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia qualora i sintomi persistano.

Quali sono i rimedi contro l’eritromelalgia?

Al fine di alleviare il dolore, in presenza di eritromelalgia si consiglia di raffreddare la parte con il ghiaccio, immergendola in acqua fredda oppure tramite l’ausilio di un ventilatore.

Eritromelalgia, quando rivolgersi al proprio medico?

La manifestazione improvvisa del sintomo dell’eritromelalgia – soprattutto se associata a calore e/o a macchie sulla pelle – deve essere subito comunicata al proprio medico curante.

Che cos’è il gonfiore del dito?

Il gonfiore del dito riguarda una o più estremità delle mani e può comportare, nei casi più gravi, anche un grave impedimento del loro utilizzo, se non addirittura l’impedimento totale ai movimenti e alla funzionalità delle mani stesse.

Quali altri sintomi possono essere associati al gonfiore del dito?

Al gonfiore del dito possono affiancarsi altri sintomi come dolore, prurito, bruciore e rossore della zona interessata dal gonfiore.

Quali sono le cause del gonfiore del dito?

Il gonfiore del dito può avere varie cause come traumi, fratture, lussazioni, infezioni o infiammazioni. Può inoltre essere originato da varie patologie, tra cui: artrite, distrofia muscolare, allergia da contatto, herpes simplex, sindrome del tunnel carpale, tenosinovite stenosante, osteoporosi, sclerosi multipla e tumori.

Quali sono i rimedi contro la presenza di gonfiore del dito?

In presenza di gonfiore al dito la parte interessata deve essere tenuta a riposo. Per alleviare il gonfiore si possono effettuare impacchi freddi e, nel caso in cui non si tragga beneficio, su indicazione medica si possono assumere farmaci antinfiammatori.

Gonfiore del dito, quando rivolgersi al proprio medico?

Una situazione in cui il gonfiore del dito si protrae nel tempo senza diminuire deve essere portata a conoscenza del proprio medico curante. Nel caso in cui il gonfiore sia stato causato da un trauma si consiglia di rivolgersi al pronto soccorso per verificare se vi sia o meno una frattura. Una visita tempestiva deve essere prestata anche nel caso in cui il gonfiore si presenti all’improvviso e sia accompagnato da febbre alta o da appannamento della vista.

Che cos’è l’iperestesia?

L’iperestesia è una condizione che si caratterizza per un eccessivo aumento della sensibilità a stimoli termici, tattili e dolorifici che possono essere anche solo leggermente dolorosi. In genere è caratterizzata da una sensazione di fastidio e/o dolore e può manifestarsi in diverse forme a seconda dell’organo e delle vie sensitive che sono interessate. Le cause sono da ricercarsi in un aumentato funzionamento – rispetto alla norma – dell’apparato sensoriale periferico.

Quali malattie si possono associare all’iperestesia?

Tra le patologie che possono essere associate all’iperestesia, ci sono le seguenti: poliomielite, rabbia, sclerosi multipla, tetano, disturbi psichici, fuoco di Sant’Antonio, intossicazioni, meningite, mielite, nevrite. Si ricorda che tale elenco non è esaustivo ed è sempre opportuno chiedere consulto al proprio medico.

Quali sono i rimedi contro l’iperestesia?

Al fine di poter approntare un trattamento mirato alla risoluzione dell’iperestesia, è importante capire quale sia la causa che è all’origine del disturbo e agire su di questa. Poiché le patologie che possono risultare associate a questo disturbo sono molte e diverse tra di loro, nel caso in cui si manifesti iperestesia è opportuno chiedere un consulto al proprio medico di fiducia.

Con l’iperestesia quando rivolgersi al proprio medico?

In presenza di iperestesia è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico per un consulto.

Che cos’è l’ipoestesia?

L’ipoestesia è una condizione medica che si caratterizza per la riduzione parziale o totale della sensibilità nelle sue diverse forme (termica, tattile e dolorifica). La causa è in genere da ricercarsi nella presenza di lesioni che interessano il sistema nervoso (sia periferico che centrale). L’ipoestesia per cause nervose periferiche si manifesta nella lesione di uno o più nervi periferici (neuropatie) e dei gangli sensoriali. L’ipoestesia per cause nervose centrali si manifesta in caso di patologie che interessano sia la colonna vertebrale sia il midollo spinale, oltre che in caso di alcune lesioni a carico del talamo. Può anche essere provocata dall’effetto di farmaci anestetici.

Quali malattie si possono associare all’ipoestesia?

Tra le patologie che possono essere associate all’ipoestesia ci sono le seguenti: sclerosi multipla, ustioni, lebbra.

Quali sono i rimedi contro l’ipoestesia?

Al fine di poter approntare un trattamento mirato alla risoluzione dell’ipoestesia è importante capire quale sia la causa che è all’origine del disturbo e agire su questa.

Con l’ipoestesia quando rivolgersi al proprio medico?

Poiché l’ipoestesia può essere sintomo di patologie importanti, nel caso di sua manifestazione è opportuno rivolgersi sempre al proprio medico per un consulto.

Che cosa sono le malattie autoimmuni?

Le malattie autoimmuni sono quelle patologie che vengono generate da un’azione non corretta del sistema immunitario, che per un errore di valutazione attacca i tessuti sani dell’organismo come se fossero estranei o comunque come se non fossero parte di sé. L’attacco può essere rivolto a varie parti del corpo umano come ad esempio i muscoli, i vasi sanguigni, le articolazioni, la pelle, le ghiandole endocrine o il tessuto connettivo. Finora se ne conoscono circa una decina e fra queste ci sono l’artrite reumatoide, la celiachia, il lupus erimatoso sistemico e la sclerosi multipla. Queste malattie, per lo più inserite tra le patologie a carattere cronico, colpiscono soprattutto le donne in giovane età.

Che cosa sono i mastociti?

I mastociti sono cellule immunitarie che hanno origine nel midollo osseo. Sono presenti in tutti i tessuti, soprattutto nei pressi delle terminazioni nervose e dei piccoli vasi, nella cute e negli apparati gastroenterico, respiratorio e cardiovascolare. I mastociti rilasciano mediatori chimici, come l’istamina, in grado di stimolare il processo infiammatorio e per questo sono coinvolti nelle reazioni allergiche e nelle patologie autoimmuni in cui c’è presenza di fenomeni infiammatori, come ad esempio la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide.

Che cos’è il nistagmo?

Il nistagmo consiste in un momento oscillatorio incontrollato dei bulbi oculari che può manifestarsi in due modalità differenti:

  • nistagmo a scosse, quando si registrano movimenti del bulbo oculare inizialmente lenti e a seguire rapidi (quando il bulbo ritorna alla posizione iniziale)
  • nistagmo pendolare, quando c’è un’oscillazione costante tra le due parti estreme del movimento.

I movimenti possono essere rotatori, orizzontali o verticali.

Quali altri sintomi possono essere associati al nistagmo?

Il nistagmo può associarsi ad altri disturbi come mal di testa, nausea, irritabilità, perdita di equilibrio e vertigini.

Quali sono le cause del nistagmo?

In genere il nistagmo ha un’origine di natura patologica. Quello contraddistinto da un movimento verticale, per esempio, rivela l’esistenza di una patologia del midollo allungato e viene per questo curato in ambito neurologico. Tra le patologie che possono causare nistagmo sono da annoverare: cataratta, strabismo, ambliopia (occhio pigro), labirintite, disturbi neurologici e sclerosi multipla.

Quali sono i rimedi contro il nistagmo?

Per curare il nistagmo è necessario individuarne la causa patologica e intervenire su questa.

Nistagmo, quando rivolgersi al proprio medico?

La presenza di nistagmo deve sempre essere comunicata al proprio medico curante

Area medica di riferimento per il nistagmo

In Humanitas Castelli Bergamo l’area medica di riferimento per il nistagmo è il Centro Oculistico.

Che cos’è sono gli occhi disallineati?

Gli occhi sono definiti disallineati quando non c’è convergenza tra i loro assi visivi. La forma più diffusa di questo disturbo è lo strabismo. che può essere causato da deficit di tipo visivo o da un inesistente coordinamento tra i muscoli oculari. Rientrano nel concetto di disallineamento anche l’occhio pigro, o ambliopia, o altri problemi che possono fare seguito a danni subiti dalla retina.

Quali sono le cause degli occhi disallineati?

Gli occhi disallineati possono dipendere da varie patologie, tra cui: cataratta, astigmatismo, ipermetropia, miopia, retinoblastoma, diabete, ictus, meningite, sclerosi multipla e sindrome di Down.

Quali sono i rimedi contro gli occhi disallineati?

Per curare gli occhi disallineati è necessario individuare la patologia che ne è causa e intervenire su questa. Il trattamento varia a seconda che il disallineamento sia dovuto a cause transitorie, persistenti o acute. In caso di strabismo si può intervenire con l’utilizzo di occhiali, con esercizi che contribuiscano ad agevolare il coordinamento tra gli occhi, con un intervento chirurgico che però viene preso in considerazione molto raramente a causa della sua difficoltà di esecuzione e delle complicanze che ne possono derivare. In caso di occhio pigro, oltre a occhiali e colliri, si può rafforzare la muscolatura dell’occhio pigro sovrapponendo una benda all’occhio dominante. Anche in questa circostanza l’esecuzione di un intervento chirurgico viene preso in considerazione solo in casi rari e ben selezionati.

Occhi disallineati, quando rivolgersi al proprio medico?

Nel caso in cui le cause del disallineamento siano improvvise è necessario recarsi in un pronto soccorso per verificare che non si sia in presenza di un ictus. Se invece le cause sono di lunga durata è necessario sottoporsi a visite oculistiche periodiche.

Area medica di riferimento per gli occhi disallineati

In Humanitas Castelli Bergamo l’area medica di riferimento per gli occhi disallineati è il Centro Oculistico.

Che cos’è la parestesia?

La parestesia è la percezione alterata degli stimoli sensitivi, cioè quelli che riguardano il tatto e la percezione del dolore, del calore, del freddo e delle vibrazioni. La percezione può variare sia per quando riguarda l’insorgenza sia in relazione alla durata e alla dislocazione degli stimoli.

Quali altri sintomi possono essere associati alla parestesia?

Alla parestesia possono accompagnarsi vari stimoli come prurito, pizzicore, solletico o formicolio che si manifestano senza che ve ne sia un apparente motivo.

Quali sono le cause della parestesia?

La parestesia può avere cause che sorgono a livello del sistema nervoso, sia centrale sia periferico, o può essere conseguenza di traumi o ustioni. Può inoltre essere inoltre la manifestazione di varie patologie, tra cui: aterosclerosi, ansia, artrosi cervicale, cefalea, emicrania, attacchi di panico, ernia del disco, ictus, piede diabetico, sclerosi multipla, sindrome del tunnel carpale, vene varicose e poliomielite.

Quali sono i rimedi contro la parestesia?

La cura della parestesia dipende dalla sua causa: occorre individuarla e intervenire su questa.

Parestesia, quando rivolgersi al proprio medico?

Una condizione caratterizzata da parestesia deve sempre essere portata a conoscenza del proprio medico.

Area medica di riferimento per la parestesia

In Humanitas Castelli Bergamo l’area medica di riferimento per la parestesia è l’Ambulatorio di Neurologia.

Che cos’è la perdita della memoria?

La perdita della memoria è la difficoltà a ricordare eventi del passato più o meno recente. Può essere una situazione provvisoria ma anche cronica; in questo secondo caso essa si associa soprattutto all’invecchiamento.

Quali sono le cause della perdita della memoria?

Le cause della perdita della memoria possono essere molteplici; si può perdere la memoria a seguito di una forte situazione di stress psicofisico, per assunzione di sostanze stupefacenti o alcoliche, per un trauma cranico, per carenze vitaminiche o successivamente a una terapia antitumorale. Può essere causata anche da patologie, tra cui si possono elencare: intossicazione da monossido di carbonio, malattia di Alzheimer, malattia di Parkinson, sclerosi multipla, demenza, depressione, emicrania, epilessia, ictus, sifilide, tumore al cervello.

Quali sono i rimedi contro la perdita della memoria?

Per curare la perdita della memoria sarà necessario stabilirne la causa e intervenire direttamente su di questa.

Perdita della memoria, quando rivolgersi al proprio medico?

Qualora la perdita della memoria incida sulla vita quotidiana sarà opportuno rivolgersi al proprio medico per verificare se alla base di questo disturbo non vi siano delle patologie più o meno gravi.

Area medica di riferimento per la perdita della memoria

In Humanitas Castelli Bergamo l’area medica cui rivolgersi per la perdita della memoria è l’Ambulatorio di Neurologia.

Che cos’è la salivazione intensa?

La salivazione intensa si manifesta quando le ghiandole salivari producono saliva in grande quantità; tale condizione clinica viene definita scialorrea. L’effetto dell’eccessiva salivazione può essere anche causato da deficit dei muscoli facciali che non permettono il normale controllo della saliva nella bocca o da una diminuita capacità di deglutizione.

Quali sono le cause della salivazione intensa?

La salivazione intensa può dipendere da alcune patologie, tra le quali si possono ricomprendere: reflusso gastroesofageo, sclerosi laterale amiotrofica (SLA), sclerosi multipla, sinusite, stomatite, tonsillite, tubercolosi, tumori della bocca, allergie, demenza, ernia iatale, ictus, malattia di Parkinson, miastenia grave, pancreatite, paralisi cerebrale.

Quali sono i rimedi contro la salivazione intensa?

Per curare adeguatamente la salivazione intensa è necessario individuare la causa che ne sta alla base e procedere con le adeguate terapie farmacologiche.

Salivazione intensa, quando rivolgersi al proprio medico?

La salivazione intensa dovrà essere verificata da un medico specialista qualora si presenti in modo eccessivo e persistente.

Che cosa sono gli spasmi muscolari?

Gli spasmi muscolari sono contrazioni involontarie che possono riguardare uno o più muscoli e che sono provocate da problemi che riguardano i meccanismi che generano la contrazione muscolare.

Quali altri sintomi possono essere associati agli spasmi muscolari?

Spesso agli spasmi sono associati dei crampi muscolariche possono provocare un dolore intenso e anche essere – per un certo periodo di tempo – debilitanti.

Quali sono le cause degli spasmi muscolari?

Alla base di episodi di spasmi muscolari possono esserci dei traumi, una prolungata e intensa attività fisica, una carenza di minerali o una disidratazione. Gli spasmi possono essere anche conseguenti ad avvelenamento del sistema nervoso (come, ad esempio, nel caso di inalazione di insetticidi o stricnina). Possono essere causati anche da varie patologie, tra le quali si possono inludere: malattie neurodegenerative, miotonia congenita, problemi alla colonna vertebrale, ragadi anali, reflusso gastroesofageo, sclerosi multipla, angina pectoris, distrofia miotonica, diverticoli esofagei, ictus, infiammazione del nervo trigemino.

Quali sono i rimedi contro gli spasmi muscolari?

Nella maggior parte dei casi gli spasmi muscolari possono essere risolti mediante lo svolgimento di un po’ di stretching o sottoponendosi a massaggi. Qualora gli spasmi siano causati da disidratazione, sarà necessario compensare le perdite mediante l’assunzione di acqua e sali minerali, nei casi più gravi anche per via endovenosa. In caso di spasmi prolungati o cagionati da problemi di natura metabolica o neurologica, potranno essere impiegati degli specifici medicinali che siano stati prescritti dal medico curante.

Spasmi muscolari, quando rivolgersi al proprio medico?

Qualora gli spasmi muscolari siano particolarmente intensi, si presentino frequentemente e durino a lungo sarà opportuno rivolgersi al proprio medico di fiducia.

Che cos’è la tetraplegia?

La tetraplegia è una paralisi che coinvolge tutti e quattro gli arti e il torso. Di solito la paralisi riguarda non solo il movimento ma anche i sensi. Alla sua base c’è un danno cerebrale o al midollo spinale. In questo secondo caso il problema si localizza nella parte cervicale (parte alta) della colonna vertebrale (tra le vertebre C1 e C7). La conseguenza è una perdita – totale o parziale – della funzione delle braccia e delle gambe. È ad esempio possibile che un tetraplegico riesca a muovere le braccia ma non le dita. Il problema può essere associato a complicazioni come problemi respiratori, perdita del controllo di vescica e intestino, dolore, trombi, ulcere e spasmi muscolari.

Quali malattie si possono associare a tetraplegia?

Tra le patologie associabili alla tetraplegia ci sono la rabbia, la sclerosi multipla e la poliomielite. Si rammenta come questo non sia un elenco esaustivo e che sarebbe sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia in caso di sintomi persistenti.

Quali sono i rimedi contro la tetraplegia?

La terapia migliore dipende dai bisogni specifici del singolo paziente, dalla natura e dalla gravità della situazione. L’obiettivo finale è quello di prevenire ulteriori danni e consentire a chi convive con il problema di condurre una vita attiva e produttiva nei limiti che sono imposti dalla sua condizione. Il trattamento serve di solito a rimediare alla perdita di sensibilità e di funzionalità degli arti e alla perdita o alla riduzione della funzionalità di altri organi. I danni provocati al di sopra della vertebra C4 possono ad esempio richiedere l’utilizzo di un apparecchio per respirare.

Con tetraplegia quando rivolgersi al proprio medico?

In caso di tetraplegia sono necessari regolari controlli clinici. Qualora si perda all’improvviso l’uso degli arti è ovviamente opportuno rivolgersi immediatamente al pronto intervento.

Cosa vuol dire quando ti pulsa l'orecchio?

L'acufene pulsante può essere descritto come la sensazione che il proprio cuore batta accanto al nostro orecchio senza sosta. È una condizione rara e la sua comparsa sarebbe da attribuire a cause di natura cardiocircolatoria, interessando principalmente i vasi sanguigni del collo.

Dove si localizza il mal di testa da stress?

I sintomi per riconoscere il mal di testa da stress Questo tipo di dolore può presentarsi nella regione occipitale del capo - ovvero la nuca - o nella regione frontale, interessando in particolare la zona della fronte e delle tempie.

Come eliminare la pressione nelle orecchie?

Aprire bene la bocca e muovere la mascella fino a sentire un debole schiocco o crepitio nell'orecchio; Sbadigliare di proposito; Applicare la manovra di Valsalva, consistente nel tapparsi il naso e, con la bocca chiusa, spingere l'aria dai polmoni nella bocca e nella cavità nasale; Ingoiare e masticare.

Quando bisogna preoccuparsi per il mal di testa?

Il mal di testa non va sottovalutato se: si manifesta con un dolore improvviso e violento, molto più intenso di qualsiasi altro dolore provato in precedenza. il dolore non scompare, anzi si aggrava con il passare del tempo, nonostante l'assunzione di antidolorifici. si presenta in seguito ad un trauma cranico.