La radioterapia al seno fa cadere i capelli

La radioterapia fa diventare radioattivi? Fa perdere i capelli? Ustiona la pelle? Vero o falso? Tutto quello che c'è da sapere su questo trattamento in caso di tumore al seno

Per le donne che si ammalano di tumore al seno, la radioterapia è una “tappa fissa” del percorso terapeutico: un trattamento che viene prescritto in quasi tutti i casi. Ecco perché è importante sfatare i falsi miti che la circondano e dare tutte le informazioni che ogni paziente dovrebbe conoscere per affrontare al meglio le cure. Lo sostiene Vittorio Donato, direttore dell'unità di Radioterapia dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, che è partito dalle domande più frequenti per redigere una sorta di vademecum su ciò che è vero e ciò che è falso.

Qual è la domanda che più spesso le viene rivolta dalle donne?
“Se è vero che dopo la radioterapia si diventa radioattivi e se possono stare vicino a tutte le altre persone. Io rispondo loro che non solo possono, ma devono stare vicine agli altri, nipotini compresi, se sono nonne. Non si diventa radioattivi, e la radioterapia continua la sua azione esclusivamente nella zona irradiata: al di fuori del campo di trattamento la radioterapia non ha effetto”.

L'altra grande paura è che la pelle rimanga ustionata
“Anche questo è falso mito o, meglio, un vecchio retaggio. Le ustioni o grandi bruciature si verificavano quando si utilizzavano altre apparecchiature come la cobalto terapia. Oggi, le bruciature sono rare. L'utilizzo delle nuove tecnologie – come le macchine 3D conformazionali con sistema di centraggio – sono importanti per un altro motivo: bisogna irradiare soltanto la mammella, evitando il cuore e il polmone (leggi “Nuovi dati su radioterapia e rischi per il cuore”, ndr.). Bisogna lavorare sull'aggiornamento delle apparecchiature”.

Il tessuto può perdere elasticità?
“Ci sono delle accortezze che si possono prendere. Vorrei però rassicurare su un punto: la ghiandola mammaria non diventa fibrotica dopo la radioterapia e dopo alcuni mesi torna normale. Non si può generalizzare ed è importante che ogni caso venga valutato dall'oncologo e dai chirurghi senologo e plastico insieme al radioterapista oncologo: per alcune pazienti si preferisce ricostruire subito il seno e poi fare la radioterapia, per altre è preferibile irradiare prima della fase ricostruttiva”.

E' un trattamento molto lungo?
“Alcuni durano un giorno, altri poche settimane, altri anche due mesi. Il tempo dipende dall’intento del trattamento radioterapico, che può essere curativo esclusivo, pre-operatorio per ridurre la massa da operare, post-operatorio per ridurre il rischio di recidive, in associazione con la chemioterapia, o palliativo. La radioterapia è quasi sempre utilizzata anche in caso di metastasi”.

Serve anche per limitare il dolore?
“Assolutamente sì. La radioterapia antalgica è molto utilizzata. Questa caratteristica viene sfruttata soprattutto nel trattamento delle metastasi ossee, per le quali occorrono pochissime sedute di radioterapia, generalmente una sola”.

Può essere utilizzata sulle metastasi cerebrali?
Quando la paziente presenta poche – una o due – metastasi cerebrali, si può ricorrere alla radioterapia stereotassica al posto dell'intervento: si va ad irradiare soltanto le metastasi con l'intento di distruggerle. In questi casi, però, servono macchine altamente tecnologiche, che non tutti i centri hanno”.

Provoca la caduta dei capelli?
“Le metastasi trattate sono molto piccole e possono cadere i capelli nei centimetri irradiati. In ogni caso, i capelli ricrescono, salvo rare eccezioni, entro 12 mesi dalla fine del trattamento”.

In tutta Italia ci sono 180 centri per la radioterapia. Troppo pochi?
“Più che pochi sono mal distribuiti. Ma, ancor più grave, le macchine sono poco utilizzate per mancanza di personale. In molti casi le radioterapie vengono eseguite soltanto di mattina, perché il pomeriggio manca il personale sanitario per effettuare il secondo turno. Le macchine che non lavorano sono il vero spreco”.

Cos'altro devono sapere le pazienti?
“Devono essere consapevoli, fin da subito, che quasi sicuramente dovranno fare alcune sedute di radioterapia. A volte subito dopo l'intervento, a volte durante l'intervento stesso, a volte dopo la chemioterapia. Nelle breast unit, centri specializzati, le donne vengono prese per mano e informate su ogni singolo passo. Ma non ovunque è così: succede anche che le pazienti vengano a sapere quasi al termine dei cicli di chemioterapia che dovranno fare anche la radioterapia, trovandosi di fronte a lunghe liste d'attesa: tempi morti che impediscono loro di lasciarsi alle spalle il prima possibile la malattia”.

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Che cos’è la radioterapia?

Il trattamento di radioterapia prevede l’utilizzo di un fascio di radiazioni ionizzanti che viene indirizzato sull’area affetta da neoplasia al fine di colpire le cellule tumorali ed eliminarle. Nel caso del trattamento della mammella tipicamente la radioterapia viene utilizzata dopo l’intervento chirurgico con la finalità di diminuire il rischio che la malattia si ripresenti.

Quale area viene irradiata?

L’estensione del trattamento di radioterapia è stabilita in base al tipo di chirurgia mammaria (quadrantectomia o mastectomia), all’interessamento dei linfonodi e alle caratteristiche biologiche della malattia. In generale la radioterapia può interessare solo il letto operatorio, l’intera ghiandola mammaria residua o la parete toracica sede di mastectomia. L’eventuale estensione ai linfonodi regionali può arrivare a coinvolgere l’area sopra e sotto la clavicola dallo stesso lato della mammella.

La personalizzazione dei trattamenti

La radioterapia al seno sta subendo negli ultimi anni un’importante evoluzione in termini di personalizzazione dei trattamenti. Oggigiorno il trattamento di radioterapia si adatta sempre meglio alle esigenze cliniche delle singole pazienti, con conseguente miglioramenti non solo in termini di risultati oncologici, ma anche di riduzione degli effetti collaterali. Per questo motivo sono stati sviluppati schemi di trattamento sempre più rapidi, con un minor numero di sedute e con aree di trattamento sempre più localizzate. Tutto questo è possibile solo grazie alla continua ricerca e all’evoluzione tecnologica.

Come funziona la radioterapia?

  • La prima visita di radioterapia: serve per definire indicazioni e tempistiche per il trattamento.
  • TC di centratura: consiste nella fase di studio per l’elaborazione del piano di trattamento personalizzato. Questo esame è importante per decidere la posizione di trattamento e per lo studio dell’anatomia della paziente. Sulla base di questo esame viene programmato il macchinario per l’erogazione precisa e personalizzata della dose.
  • Sedute di trattamento: durante tutte le sedute di trattamento la paziente verrà posizionata come deciso durante la TC di centratura, verranno eseguiti i controlli di posizione e verrà erogata la dose di terapia. La singola seduta dura circa 15-20 minuti in cui la paziente dovrà rimanere ferma. Durante l’erogazione della dose non si hanno sensazioni fisiche: la radioterapia non fa male, non brucia e non lascia addosso al paziente alcuna radioattività
  • Visite di controllo in corso: in corso delle sedute saranno programmate delle visite di controllo con i medici per monitorare eventuali effetti acuti e porvi rimedio.

Quali tecniche si usano?

La radioterapia dell’Istituto Clinico Humanitas è dotata delle più moderne tecniche di radioterapia (ad esempio la radioterapia ad intensità modulata guidata dalle immagini) che permettono di garantire la miglior distribuzione di dose nell’area di interesse, minimizzando la dose agli organi sani circostanti (per esempio polmone e cuore).

Quali sono gli effetti collaterali della radioterapia?

In generale la radioterapia è un trattamento ben tollerato. Gli effetti collaterali si dividono in due categorie: effetti acuti, che si manifestano in corso di trattamento, ed effetti tardivi, che si manifestano nei mesi successivi al trattamento. Gli effetti acuti sono principalmente eritema e rossore cutaneo (tipo una scottatura solare), senso di pesantezza, gonfiore della ghiandola mammaria e stanchezza. Gli effetti acuti si risolvono poco dopo il termine del trattamento.

Gli effetti tardivi principali possono essere: alterazione del colore cutaneo con comparsa di piccoli vasi superficiali nell’area radiotrattata, aumento di consistenza della ghiandola mammaria e possibile gonfiore del braccio.

Il medico prima dell’inizio del trattamento preciserà gli effetti attesi frequenti e rari in base al piano di cura personale.

La Ricerca in Humanitas

L’Istituto Clinico Humanitas è in prima linea nella Ricerca anche nell’ambito della patologia mammaria. Negli ultimi anni è stato condotto e ultimato uno studio prospettico sul ruolo della radioterapia ipofrazionata (15 frazioni) a livello dell’intera ghiandola con sovradose concomitante sul letto operatorio per dimostrarne la pari efficacia e tollerabilità rispetto al trattamento convenzionale che prevede 30 sedute. Lo studio ha raggiunto il suo scopo, dimostrando peraltro come lo schema ipofrazionato possa essere applicato con successo anche in casi particolari, come le pazienti con seno voluminoso, le pazienti sottoposte a chemioterapia adiuvante o quelle affette da neoplasia in situ.  Un altro studio randomizzato, recentemente concluso e in fase di pubblicazione, ha invece confrontato l’irradiazione standard su tutta la mammella in 15 sedute e il trattamento parziale sul letto operatorio in 5 sedute in neoplasie in stadio iniziale, con significativi miglioramenti in termini di effetti collaterali (hypab trial), pur mantenendo la stessa efficacia. In Humanitas è disponibile anche la moderna tecnica di radioterapia stereotassica per il trattamento mirato di localizzazioni polmonari ed epatiche di malattia, nell’ambito del protocollo di studio chiamato oligobreast.

Questi studi, insieme al continuo aggiornamento tecnologico e scientifico, permettono di offrire un trattamento sempre più personalizzato alle singole pazienti che afferiscono alla radioterapia dell’Istituto Clinico Humanitas.

Quali sono gli effetti collaterali della radioterapia al seno?

Effetti collaterali La radioterapia della mammella può causare, a volte, arrossamento e 'trasudazione' della cute, nausea e fatigue. Tali effetti collaterali tendono a scomparire gradualmente una volta concluso il ciclo di trattamento, anche se la fatigue può persistere per qualche mese.

Quanto dura la seduta di radioterapia al seno?

La singola seduta dura circa 15-20 minuti in cui la paziente dovrà rimanere ferma. Durante l'erogazione della dose non si hanno sensazioni fisiche: la radioterapia non fa male, non brucia e non lascia addosso al paziente alcuna radioattività.

Quante sedute di radioterapia per tumore al seno?

Le linee guida internazionali raccomandano che la radioterapia per tumori al seno venga somministrata giornalmente (dal lunedì al venerdì) per 3-7 settimane, a seconda degli schemi prescritti.

Chi fa radioterapia perde i capelli?

La radioterapia può causare la perdita dei capelli solo se le radiazioni sono dirette al capo. Nel caso della chemioterapia invece non ha importanza dove si trovi il tumore, poiché il farmaco entra in circolo e raggiunge tutti i distretti dell'organismo.