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AUTORE: Caroline Vermalle
TITOLO: La felicità delle piccole cose
TRADUTTORE: Monica Pesetti
GENERE: Narrativa
EDITORE: Feltrinelli
TRAMA
Parigi. La neve cade dolcemente sulla città, ammantando di bianco la Tour Eiffel, Notre-Dame e il Panthéon, come in una cartolina. Un uomo passeggia lungo la Senna diretto verso casa, un elegante palazzo sull’Île Saint-Louis. È Frédéric Solis, avvocato di successo con la passione per i quadri impressionisti. Affascinante, ricco e talentuoso, Frédéric sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita. Gli manca una famiglia, ma dopo essere stato abbandonato dal padre molti anni prima, ha preferito circondarsi di oggetti lussuosi e belle donne piuttosto che mettere ancora in gioco il suo cuore ferito. Fino a quando, un giorno, scopre di aver ricevuto una strana eredità, che consiste in una manciata di misteriosi biglietti e in un disegno che ha tutta l’aria di essere una mappa. Cosa nasconderanno quegli indizi?
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Convinto di essere sulle tracce di un quadro dimenticato di Monet, Frédéric decide di tentare di decifrare la mappa. Grazie all’aiuto della giovane e stralunata assistente Pétronille, inizia così un viaggio lungo i paesaggi innevati del Nord della Francia, tra i luoghi prediletti dai suoi amati impressionisti: Éragny, Vétheuil, il giardino di Monet, con una tappa d’obbligo al Musée d’Orsay. Di incontro in incontro, di sorpresa in sorpresa, torneranno a galla ricordi che Frédéric credeva di aver dimenticato, e un tesoro ben più prezioso di qualsiasi ricchezza.
RECENSIONI
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Buongiorno fanciulle!
La prima chiacchiera librosa della settimana è dedicata a "La bellezza delle piccole cose" di Jason Mott (Newton Compton, rilegato a 9,90€):
In un giorno qualunque, durante una parata aerea come se ne svolgono tante in ogni angolo degli Stati Uniti, un velivolo cade in mezzo alla folla degli
spettatori. Non appena il polverone sollevato dall’incidente comincia a depositarsi, una tredicenne di nome Ava viene trovata in mezzo alle macerie insieme al suo migliore amico, Wash. Lui è sanguinante, ma quando lei gli posa le mani sulle ferite, queste scompaiono improvvisamente. Il mondo scoprirà così l’incredibile dono di Ava, fino ad allora rimasto segreto: la ragazzina ha il potere di guarire gli altri.
Nel paesino dove vive Ava cominciano ad arrivare, di lì
a poco, migliaia di persone da ogni parte del globo, che la implorano di aiutarle. Ma ogni miracolosa guarigione ha un costo enorme per Ava, che si indebolisce sempre più. Fino al punto in cui si trova di fronte a un doloroso bivio: preservare se stessa o salvare le persone che ama?
Questo romanzo mi è piaciuto, ma con due grandissime riserve.
Partiamo da cosa mi è piaciuto, come sempre.
Innanzitutto
Ava: una ragazzina spiritosa, ironica, sveglia e dal cuore buono.
Ha un dono straordinario, che però la debilita sempre di più, e si trova a combattere per la sua vita contro una città intera che esige da lei più di quanto possa dare.
Fino a che punto è un bene aiutare gli altri se diventa pericoloso per te stesso?
Quando volersi salvare smette di essere segno di egoismo e diventa solo istinto di auto-conservazione?
Sono domande importanti, e le risposte che Ava dà loro nel corso del romanzo me l'ha fatta apprezzare
moltissimo.
, il migliore amico di Ava e suo primo amore,
è un ragazzino frizzante e allo stesso tempo riflessivo, che condivide l'indole scherzosa dell'amica e che mi è piaciuto molto.
Unica nota al riguardo, avrei voluto che il suo personaggio venisse sviluppato leggermente di più.
Avrei voluto, ad esempio, che oltre a tutti i flashback dedicati alla madre di Ava ce ne fosse qualcuno in più dedicato a lei e Wash.
, la matrigna di Ava.
Lontanissima dallo stereotipo della matrigna distaccata dai figli acquisiti, è anzi l'unica a lottare davvero per Ava per buona parte del libro.
Ha un passato doloroso alle spalle e un presente dall'esito incerto, ma non smette per un solo istante di provare a essere una madre per Ava, nonostante la ritrosia della ragazzina.
Lo stile di Mott (anche se ovviamente è difficile stabilirlo da una traduzione)
è scorrevole, ben ritmato, caratterizzato da un lessico semplice e assolutamente non ricercato.
E' un romanzo che si legge in fretta, senza troppo impegno.
, ma purtroppo finisce qui.
Purtroppo questo romanzo non mi è entrato nel cuore, perché
l'ho trovato un incrocio tra buona parte dei romanzi di Mitch Albom e "Colpa delle stelle" di John Green.
Tutta la componente religiosa/frasi da Bacio Perugina sembra venire dritta dritta dai romanzi di Albom, a cominciare da "I miei martedì col professore" e finendo con "Una telefonata dal paradiso".
Mi ha dato la sensazione di un libro già letto, e questo non mi piace.
Stesso discorso per l'ormai trita e
ritrita storia "primo amore/grande amicizia tra ragazzini e poi uno ha il cancro", che ormai ha davvero fatto il suo tempo.
Senza offesa per nessuno, perché la gravità della tematica mi è ben chiara, ma anche in questo caso sembra di leggere sempre lo stesso romanzo.
Da questo punto di vista, se siete lettori a cui in fondo non dispiace leggere sempre la stessa storia (e so che siete in tantissimi, se no mica si spiega il dilagare di libri tutti uguali) allora questo libro vi piacerà
un sacco.
Vi piacerà perché non c'è nulla di inaspettato o di non prevedibile, vi piacerà perché se siete fan di Albom sarà come leggere une versione leggermente distorta di un suo romanzo, e vi piacerà perché in parte avrete tra le mani un "Colpa delle stelle" 75.0 (ormai il 2.0 l'abbiamo salutato da un pezzo).
Non boccio completamente il romanzo, ma purtroppo
non mi è sembrato nulla di nuovo o che catturasse la mia attenzione. Come dicevo sopra, i motivi sono quelli
per cui invece magari a voi piacerà da matti, quindi questa resta la mia opinione, e nulla più.
Sono comunque tre stelline (su cinque) su Goodreads, perché non è un brutto romanzo.
Vi rimando infine a un estratto gratuito del romanzo, così potete sfogliarne le prime pagine.
Un bacio
a tutte, fanciulle (e fanciulli).
A presto <3