Lavoro dopo la pensione con duplice obiettivo: liquidità subito e supplemento di pensione dopo.
Non sempre è facile far quadrare il bilancio familiare quando si va in pensione: l’assegno previdenziale, infatti, non è mai dello stesso importo dell’ultimo stipendio e ci si trova, inevitabilmente, a fare i conti con redditi meno elevati. Proprio per questo motivo molti pensionati scelgono la via del lavoro per sopperire alla perdita.
Rispondiamo ad un nostro lettore che ci scrive:
Buonasera, il 1 ottobre dovrei essere messo in quiescenza, dopo 42 anni 10 mesi raggiunti in giugno più i 3 mesi di finestra. Dovendo sopperire alla differenza di reddito tra lavoro e pensione, mi vedo costretto a trovarmi qualcosa da fare. La domanda è : quali contratti lavorativi x legge potrei accettare, dato che mi è parso di capire che potrei continuare a lavorare senza che subisca alcuna penalizzazione sul rateo pensionistico. Grazie per la vostra attenzione e risposta.
Con l’eccezione di alcune prestazioni che pongono limiti (come la quota 100 o la quota 41, ad esempio) la maggior parte delle prestazioni previdenziali permettono pienamente il cumulo dei redditi da pensione con quelli da lavoro. Essenziale, in ogni caso, è la cessazione del rapporto di lavoro al momento della decorrenza della pensione.
Se, quindi, va in pensione dal 1 ottobre deve cessare, inderogabilmente (a meno che non è lavoratore autonomo visto che per questa categoria la cessazione non è richiesta), il rapporto di lavoro in essere entro la fine di settembre.
Una volta in pensione (e quindi già dal 2 ottobre anche se per sicurezza io attenderei qualche giorno in più) è possibile intraprendere altra attività lavorativa senza che il reddito da essa prodotto intacchi in alcun modo la pensione liquidata.
Con quali contratti di lavoro, chiede. E’ indifferente, può essere assunto nuovamente con contratto subordinato, sia a tempo determinato che indeterminato, part time o full time, ma può scegliere anche un contratto di collaborazione, un contratto a progetto, può optare di lavorare come lavoratore autonomo aprendo una partita IVA. Tutto le è concesso.
Importante è che, anche dopo il pensionamento, vengano versati per il lavoro svolto i contributi che restano obbligatori. I nuovi contributi versati dopo il pensionamento, poi, potranno essere utilizzati per richiedere un supplemento di pensione derivante, appunto, dalla nuova contribuzione versata dopo la liquidazione della pensione.
Il lavoro dopo la pensione, quindi, ha un duplice obiettivo: da una parte fornire un’entrata che sopperisca alla differenza tra reddito da lavoro e quello da pensione ma anche andare ad alzare l’importo stesso della pensione percepita. In tutto questo, in ogni caso, attenzione all’IRPEF: avendo due CU rischia che venga applicato erroneamente l’IRPEF trovandosi, poi, in sede di 730, a debito: le consiglio, quindi, di comunicare al nuovo datore di lavoro (nella dichiarazione delle detrazioni da lavoro da applicare) i redditi da pensione percepiti di modo che possa addebitarle l’IRPEF dovuto e non quello ipotizzato.
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I nostri esperti risponderanno alle domande in base alla loro rilevanza e all'originalità del quesito rispetto alle risposte già inserite in archivio.
Dopo il pensionamento è possibile tornare a lavorare con quasi tutte le pensioni. Fanno eccezione quota 100 e quota 41.
Il divieto di cumulo tra redditi da pensione e redditi da lavoro è stato abolito per la generalità delle misure, ma bisogna fare attenzione perchè è ancora in vigore nelle misure previdenziali che espressamente lo prevedono e si rischia di dover restituire la pensione ricevuta nell’anno solare che si cumula con il lavoro.
Rispondiamo ad un nostro lettore che ci chiede:
Buongiorno
sono in pensione dal 1 settembre 2021.Posso continuare a lavorare senza che subisca alcuna penalizzazione sul rateo pensionistico, avendo avuto la richiesta di prestazione collaborativa presso ente di formazione e se è possibile fino a quale importo e quali contributi versare.
grazie per la gentile collaborazione
Il poter lavorare o meno dopo il pensionamento dipende dalla misura che ha permesso l’accesso alla prestazione previdenziale. Per chi ha utilizzato la quota 100, infatti, fino al compimento dei 67 anni (o comunque fino al raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia) vi è divieto di cumulare con i redditi da pensione i redditi da lavoro con l’esclusione del lavoro autonomo occasionale nel limite dei 5000 euro l’anno.
Anche per chi ha scelto di pensionarsi con la quota 41 vige il divieto di cumulo con il lavoro ma in questo caso solo fino all’ipotetico raggiungimento del requisito di accesso alla pensione anticipata (41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, un anno di più per gli uomini).
In tutti gli altri casi il lavoro dopo la pensione è consentito e non prevede penalizzazione alcuna sull’importo dell’assegno percepito indipendentemente da quello che sia il contratto con il quale si lavora. Ogni lavoro, quindi, è permesso e senza alcun limite di reddito.
Non sapendo con quale misura ha avuto accesso alla pensione, quindi, non so dirle se potrà lavorare o meno.
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