Se mi dimetto ho diritto al tfr

La liquidazione del TFR, ossia il pagamento del trattamento di fine rapporto, segue delle regole differenti a seconda che si tratti di settore pubblico o privato. In base al settore di riferimento, infatti, ci sono delle tempistiche più o meno lunghe e in alcune circostanze si rischia di dover aspettare fino a due anni per la liquidazione del TFR.

Per capire quando e come deve essere pagato il TFR, dunque, bisogna come prima cosa vedere quali sono le regole che si applicano per la tipologia del proprio rapporto di lavoro, fermo restando che - è bene sottolineare - tutti i lavoratori con contratto subordinato hanno diritto alla liquidazione, indipendentemente da quelle che sono le cause che hanno portato alla risoluzione del contratto.

Ad esempio, può spettare in caso di licenziamento per giusta causa, come pure quando è il lavoratore a rassegnare le dimissioni. Tuttavia, nel solo caso dei dipendenti pubblici, la causa che ha portato alla risoluzione del rapporto di lavoro va a determinare anche le tempistiche di pagamento del TFR, come vedremo meglio successivamente.

Il TFR trova la sua disciplina fondamentale nel Codice civile, e in particolare all’art. 2120. Tale articolato specifica che il prestatore di lavoro ha diritto a un trattamento di fine rapporto in ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato. Inoltre, nel secondo periodo, definisce altresì la modalità di calcolo per definire l’importo del TFR: nello specifico, per ciascun anno di servizio, si somma una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5.

Ciò detto, entro quanto tempo il datore di lavoro deve pagare il TFR al dipendente? Cosa cambia tra lavoratori del settore privato e pubblico? E in caso di fallimento dell’azienda? Ecco una guida dedicata.

Liquidazione TFR per i dipendenti privati: entro quando va pagato

Nel caso dei dipendenti del settore privato il pagamento del TFR compete al datore di lavoro, eccetto in due casi:

  • se il lavoratore ha deciso di trasferire il proprio TFR a un fondo per la pensione complementare;
  • nel caso delle aziende con almeno 50 dipendenti, le quali hanno il dovere di versare le quote TFR riferite ai lavoratori contrattualizzati nel Fondo Tesoreria dell’Inps, il quale si occuperà della gestione e del pagamento della liquidazione.

Dunque, salvo i due casi suddetti, all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, il datore di lavoro, oltre alla retribuzione di riferimento, le ferie maturate e non godute, i permessi non fruiti, eventuale indennità di preavviso non rispettato, e altre, è tenuto anche a liquidare il TFR.

Quindi, in via generale, il TFR, accantonato nel corso degli anni di servizio, deve essere pagato con l’ultima busta paga.

Esistono, però, delle eccezioni, che sono principalmente dettate dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) applicato dal datore di lavoro. I CCNL, infatti, possono prevedere un diverso termine di liquidazione del TFR, che deve essere riportato nella lettera di assunzione.

Ad esempio il CCNL Commercio e Artigianato, così come il CCNL Studi Professionali, ribadisce quanto appena detto aggiungendo però che la liquidazione non può superare il 45° giorno dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Nel CCNL Terziario, invece, viene stabilito che il TFR deve essere pagato entro 30 giorni dalla data di fine rapporto; leggermente differente quanto previsto dal TFR Turismo, che invece obbliga il datore di lavoro a pagare la buonuscita contestualmente all’ultima busta paga, ossia a quella che fa riferimento al mese stesso in cui è avvenuta la cessazione dell’attività lavorativa.

Sia il CCNL Metalmeccanici che quello del settore Telecomunicazioni, invece, fissano come termine ultimo per il pagamento del TFR il 30° giorno dalla data di pubblicazione dell’indice Istat utile per calcolare la rivalutazione della quota del trattamento che il lavoratore ha maturato fino a quel momento.

Il CCNL Trasporti, invece, si limita a stabilire che il TFR deve essere pagato al “momento della cessazione dal servizio”, riprendendo quindi quanto previsto dal Codice Civile.

Prima di concludere, ricordiamo che capire entro quando deve essere pagato il TFR è molto importante: i CCNL, infatti, stabiliscono che qualora i tempi per il pagamento si prolungassero il lavoratore avrebbe diritto al riconoscimento di un interesse mensile su tutti i saldi mensilmente dovuti. Pertanto, qualora il datore di lavoro ritardi senza motivo la liquidazione del TFR, il lavoratore ha diritto di richiedere su tale somma anche gli interessi e rivalutazione monetaria.

Liquidazione TFR per i dipendenti pubblici: entro quanto tempo pagare?

Nel caso del TFR spettante ai dipendenti pubblici, i tempi di liquidazione sono molto più lunghi di quanto previsto per i lavoratori del settore privato e - come anticipato - questi dipendono anche dalla causa che ha portato alla cessazione del rapporto di lavoro.

Ad esempio, in caso di cessazione motivata da inabilità o per decesso, il TFR viene pagato all’ex dipendente, o ai suoi familiari, entro 105 giorni. Decorso questo termine si applicano sulla liquidazione i cosiddetti interessi al tasso legale per ogni giorno di ritardo.

Spetta, invece, dopo 12 mesi, in caso di cessazione per:

  • raggiungimento del limite di età;
  • termine del contratto a tempo determinato;
  • risoluzione unilaterale del datore di lavoro a seguito del raggiungimento dei requisiti della pensione anticipata.

Dal 12° mese dall’evento di cessazione l’Inps ha tempo altri 3 mesi per procedere alla liquidazione, pena l’applicazione degli interessi al tasso legale.

In tutti gli altri casi, come ad esempio per le dimissioni volontarie, il TFR viene liquidato dopo 24 mesi e l’Inps ha tempo comunque altri 3 mesi prima di far scattare gli interessi.

Le modalità di pagamento anche differiscono tra settore pubblico e privato. Se in quest’ultimo caso il dipendente ha diritto - salvo diversi accordi stipulati con l’azienda - al TFR pagato in un’unica soluzione, nel settore pubblico si tiene conto delle seguenti regole:

  • TFR pagato in un’unica soluzione solo quando l’importo è inferiore a 50.000 euro;
  • TFR pagato in due soluzione annuali (una il primo anno e l’altra quello successivo) quando l’importo è compreso tra 50.000 e 100.000 euro. La prima tranche è di 50.000 euro, con la seconda viene pagata la rimanenza;
  • per gli importi superiori a 100.000 euro il TFR viene pagato in tre soluzioni annuali, ossia 50.000 il primo anno, 50.000 il secondo e la rimanenza nel terzo anno.

A seconda dei casi, dunque, per un dipendente pubblico con TFR d’importo superiore ai 100.000 euro possono volerci dai 4 ai 5 anni per ricevere tutta la somma spettante a titolo di liquidazione.

TFR pagato dal Fondo di garanzia Inps: quando viene pagato

Altra possibilità è quella del lavoratore dell’azienda fallita, il quale riceve il TFR dall’apposito Fondo di garanzia dell’Inps. In questo caso vanno considerati i tempi necessari per fare domanda di accesso a tale Fondo, i quali possono variare a seconda delle circostanze.

Una volta presentata richiesta di accesso e dopo aver valutato che l’ormai ex lavoratore ha diritto alla liquidazione del TFR direttamente dal Fondo di garanzia, l’Inps ha tempo 60 giorni per il pagamento del trattamento di fine rapporto come pure, eventualmente, delle ultime tre mensilità del rapporto di lavoro non pagate dall’azienda fallita.

Se mi dimetto ho diritto al tfr

Chi si licenzia perde il TFR?

Qualunque sia la ragione delle dimissioni volontarie il lavoratore dipendente ha diritto alla liquidazione del TFR.

Cosa mi spetta Se mi dimetto?

Solo se il lavoratore si dimette per giusta causa, avrà diritto all' assegno di disoccupazione. Qualsiasi altro motivo che porta alle dimissioni, non darà diritto ad alcun sussidio di disoccupazione. Per qualsiasi chiarimento contatta la sede del patronato più vicina a te … qui tutte le sedi.