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UN POSTO VUOTO Classico caso di cronaca adatto alla trasmissione di RAI 3 “Chi l’ha visto?”, che infatti se ne è ampiamente interessata, andandoci a nozze come ogni volta che scompare qualcuno senza ritorno. Diego Velázquez: Las meninas (particolare), 1656 circa. Classico caso di cronaca adatto alla trasmissione di RAI 3 “Chi l’ha visto?”, che infatti se ne è ampiamente interessata, andandoci a nozze come ogni volta che scompare qualcuno senza ritorno. Pablo Picasso: Las meninas, da Velázquez (1957). Mathias compie un percorso assurdo nella sua fuga: in auto da Losanna raggiunge Marsiglia, s’imbarca su un traghetto per la Corsica, la attraversa, ne prende un altro per tornare in Francia e da lì attraversare l’Italia fino alla Puglia. La Svizzera esce dalla vicenda faccenda una pessima figura: razzista, cialtrona – le indagini rimangono sulla carta, nessuno indaga davvero, o perché è evidente che non c’è nulla da indagare, o perché c’è da fare una rogatoria da cantone a cantone e un trattato di pace per la Palestina sarebbe più agile e snello, intanto nella casa di Mathias nessuno cerca, fa
rilievi, tutti entrano ed escono come una mandria in libertà – la suocera è un concentrato di razzismo e anaffettività. Sara Munari: Las meninas, 1987. Irina invece è un magnifico ritratto di donna. O meglio, più del ritratto credo che a essere magnifica sia proprio lei: non molla mai, continua a cercare, continua a convivere con l’assenza. Ma intanto si ricostruisce una vita e un amore, cambia lavoro – ora vive a Granada in Spagna e si occupa di cartoni animati – fonda in Svizzera un’associazione che si chiama Missing Children ed è chiaro l’intento. Da quanto ho capito è stato Irina stessa a contattare De Gregorio e chiederle di occuparsi della sua vicenda, di scrivere la sua storia. Il potere taumaturgico della scrittura, delle parole. Ho l’impressione che se avesse affrontato il compito da sola, il risultato sarebbe stato migliore: perché, a me pare che gli interventi di De Gregorio per “abbellire” il racconto, la ricerca di lirismo, il suo sforzo di fare letteratura, siano alquanto zoppicanti. Salvador Dalì: Las meninas, 1960 ...more
Doloroso e bellissimo.
3.5/5 ~ ITA mini-review Siccome il contenuto non è giudicabile, darò invece un giudizio sul come è stato scelto si scrivere questo breve libretto. Il formato dell'essere tutto scritto sotto
forma di lettere è interessante e visto l'argomento la lettura viene resa più "leggera", fatemi passare il termine. Siccome il contenuto non è giudicabile, darò invece un giudizio sul come è stato scelto
si scrivere questo breve libretto. Il formato dell'essere tutto scritto sotto forma di lettere è interessante e visto l'argomento la lettura viene resa più "leggera", fatemi passare il termine. Per
me è stata una lettura interessante e usata per distaccare dal mio genere, leggendo su fatti di uno certo spessore realmente accaduti, mi sono messa alla prova.
Ascoltato su Audible •
Oct 30, 2015 Simona rated it it was ok Cosa si può dire di un libro che non ha lasciato emozioni?
Jul 21, 2018 Sally68 rated it really liked it Non mi sento di commentare ne il libro ne il bisogno di questa madre di parlare di quanto le è accaduto. Diventa per me difficile, anche il solo pensare che possa accadere, non so come Irina abbia potuto sopportare. "Cosi, come un fatto semplice. Come una possibilità. Non torneranno, nonna, lo so. Ma non potrei vivere senza sapere che nella mia casa c'è un posto per loro. Il posto che le aspetta, se dovessero bussare e chiedere:
il nostro letto, mamma, in questa casa dov'è."
Sep 02, 2015 Lightblue rated it it was amazing Come si fa a dare un voto ad un libro che parla del
dolore di una madre che non sa che fine hanno fatto le due figlie di 6 anni? Si può davvero giudicare la forza, la tenacia e l’ardore di una donna che decide di continuare a vivere quando il primo impulso sarebbe quello di lasciarsi morire per il dolore? Irina Lucidi è una donna che mi rimarrà nel cuore, perché è ostinata, determinata, coltissima. Racconta la sua storia con una delicatezza e un amore infinito, con il cuore lacerato ma con la fo Irina Lucidi è una donna che mi rimarrà nel cuore, perché è ostinata, determinata, coltissima. Racconta la sua storia con una delicatezza e un amore
infinito, con il cuore lacerato ma con la forza di chi non si arrende e non si fa piegare dal dolore, perché se c’è anche una sola possibilità su cento che Alessia e Livia siano vive, lei deve far di tutto per continuare a cercarle. E nonostante tutto, la vita va avanti, l’amore può tornare e dopo l’inverno più freddo e buio arriva comunque la primavera.
Assegno sempre il massimo delle stelline ai libri che mi trasmettono forti emozioni, che mi coinvolgono sentimentalmente. Il giudizio letterario viene in un momento successivo, in casi del genere. Ma un libro deve saper fare questo, prenderti. Che lo debba fare nella forma più bella e corretta lo do per scontato, vorrei non doverne discutere. Su questo libro non c'è da discutere, il contenitore è adeguato a un contenuto duro e bello, lucido e straziante, assoluto. Assegno sempre il massimo delle stelline ai libri che mi trasmettono forti emozioni, che mi coinvolgono sentimentalmente. Il giudizio letterario viene in un momento successivo, in casi del genere. Ma un libro deve saper fare questo, prenderti. Che lo debba fare nella forma più bella e corretta lo do per scontato, vorrei non doverne discutere. Su questo libro non c'è da discutere, il contenitore è adeguato a un contenuto duro e bello, lucido e straziante, assoluto. ...more
Non fatevi ingannare dal titolo o dai colori tenui e delicati della copertina. Le due rose appassite erano un indizio che non avevo tenuto conto.
Sicuramente vi ricordate di loro. Sono le due gemelline svizzere di sei anni rapite dal padre Mathias Sheepp che dopo un lungo viaggio tra la Corsica fino in Puglia, si suicidò lanciandosi sotto un treno. Prima di morire lasciò una lettera alla moglie, e tanti tanti dubbi. " Le ho uccise, non hanno Le due rose appassite erano un indizio che non avevo tenuto conto. Sicuramente vi ricordate di loro. Sono le due gemelline svizzere di sei anni rapite dal padre Mathias Sheepp che dopo un lungo viaggio tra la Corsica fino in Puglia, si suicidò lanciandosi sotto un treno. Prima di morire lasciò una lettera alla moglie, e tanti tanti dubbi. " Le ho uccise, non hanno sofferto" Missing Children Switzerland è la fondazione creata dalla madre Irina Lucidi. Parliamo del libro. Doloroso certamente, un punto allo stomaco, ma una lettura importantissima. Concita de Gregorio ci scrive un romanzo epistolare che ha le sembianze di un thriller psicologico. È vero però
che è tra queste pagine troverete dolore ma sono intrise anche amore profondo, di vita. Ma in particolar modo l'unica cosa, la più importante per Irina e alla quale mai si abbandonerà : La SPERANZA. Tuttavia è un libro che bisogna assolutamente leggere e penso che possa essere di grande aiuto a molte donne che confondono varie forme di malattie psichiche travestite da amore. È un libro introspettivo , emozionale, emotivo. Sono allibita, incredula ed
emotivamente fragile in questo momento. Assolutamente imperdibile Mi sento solo di concludere con una citazione presa dal testo ✒ Sono una madre, lo sarò sempre. Senza figli ma madre. Non servono figli per essere madri.
Sep 09, 2019 Alessia rated it really liked it Delicatamente struggente. Si, come camminare leggeri sui carboni ardenti. Una storia vera, tragica, raccontata con l’umiltà delle parole sapientemente utilizzate.
Storia dura ma profonda, rappresenta a pieno l’arrovellarsi caratteristico del pensiero femminile... il libro è cosparso di dubbi e domande.
Appena arrivata sulle Alpi, ho voluto appropriarmi del posto. Così mi recai alla
cerimonia di apertura dell'Unitre per esplorare, incontrare, sapere. Qui ho scoperto con gioia che avrei potuto cogliere l'opportunità di farmi conoscere in quanto dedita alle problematiche femministe, presenziando una Lectio Magistralis (vedi mio blog: acca t t p, pastoristefaniagloss punto blogspot punto it/2015/10/artemisia-gentileschi punto html) su Artemisia Gentileschi, Lectio che si è svolta il 27 di novembre Appena arrivata sulle Alpi, ho
voluto appropriarmi del posto. Così mi recai alla cerimonia di apertura dell'Unitre per esplorare, incontrare, sapere. Qui ho scoperto con gioia che avrei potuto cogliere l'opportunità di farmi conoscere in quanto dedita alle problematiche femministe, presenziando una Lectio Magistralis (vedi mio blog: acca t t p, pastoristefaniagloss punto blogspot punto it/2015/10/artemisia-gentileschi punto html) su Artemisia Gentileschi, Lectio che si è svolta il 27 di novembre 2015 sui temi della
RESILIENZA, che è anche contenuto nel saggio CORPI RIBELLI. E' stata seguita con curiosità e slancio dagli intervenuti, di cui uno persino da Torino, certo Piero Salciccia, tanto da richiederne un prosieguo con storie di altre donne resilienti. Al termine, un regalo da parte della presidenza Unitre:
un romanzo sulla Resilienza, scritto da Concita De Gregorio, inviata di politica, cultura ed editorialista per vent'anni in La REPUBBLICA, direttora per pochi anni de L'UNITA'. Mai regalo fu più appropriato. Non è una storia. E' una storia saggio. O storia saggia. Scusate il bisticcio di parole. E' della filosofia della perdita. La De Gregorio sembra raccogliere la testimonianza di una donna italiana sposata ad uno incegnere sfizzero (da leggere proprio così, come l'ho scritto), da cui
nacquero due gemelle. Sembra, perché in realtà non è una storia. All'età di 6 anni, mamma e papà decidono di lasciarsi. Serenamente, senza intoppi. In apparenza. Ma in sostanza, un giorno il papà sparisce assieme alle figlie. Dopo qualche giorno, il papà si suicida. Nulla più si sa delle piccole. La mamma, donna in carriera, sconnessa dal tessuto sociale sfizzero, è criticata. Vi è un intero capitolo in cui si coglie la sostanza poetica della prosa. E' la lettera della madre ad un
fratello, certo Vittorio, lontano nel tempo e nello spazio, in cui gli racconta il ricordo di un anello sempre desiderato ma mai pervenutole in dono dagli amati uomini. Finalmente, un uomo glielo dona. Ed è il suo nuovo amore che la condurrà fuori dalla sua malattia di perdita. La donna non solo vorrebbe i corpicini delle figlie perdute, da abbracciare seppur nella morte, ma dalla scrittrice cui confida il proprio dolore secco, si aspetta una parola che la identifichi come madre che ha
perso figli. Per essere felici non ci vuole tanto. Per essere felici non ci vuole quasi niente. Niente, comunque, che non sia già dentro di noi. Questo si legge ad un certo punto. Quando cioè la madre raggiunge la rassegnazione della perdita. Si direbbe una massima buddista. Consigliato a chi ha perso un figlio per morte, come la
mia amica Loredana Mengo. A chi l'ha perso non solo nella morte, ma anche nella vita. A chi teme che la poesia sparisca nella prosa. Consigliato ai filologi della parola. A chi sa stupirsi ancora. E non è cosa comune.
Oct 23, 2015 La mia rated it liked it Mi è piaciuta l’architettura, non lineare, articolata, multidimensionale. Mi è piaciuta la tensione drammatica di alcuni capitoli, in particolare le lettere in cui la protagonista si rivolge a chi ha il potere di fare qualcosa, e chiede che qualcosa sia fatto, oppure garbatamente sollecita ciò che non è stato fatto, oppure ancora ringrazia per ciò che si potrà fare. Sola contro il resto del mondo, e il tono resta quello di una richiesta educata, ferma, pronta a comprendere le altrui ragioni, com Mi è piaciuta l’architettura, non lineare, articolata, multidimensionale. Mi è piaciuta la tensione drammatica di alcuni capitoli, in particolare le lettere in cui la protagonista si rivolge a chi ha il potere di fare qualcosa, e chiede che qualcosa sia fatto, oppure garbatamente sollecita ciò che non è stato fatto, oppure ancora ringrazia per ciò che si potrà fare. Sola contro il resto del mondo, e il tono resta quello di una richiesta educata, ferma, pronta a comprendere le altrui ragioni, come se vi fossero ragioni più vitali della sua. Mi è mancato un po’ più di spessore (anche banalmente in numero di pagine…). Un po’ più di materia. Non per voyerismo o morbosità. Ma per comprendere meglio il dolore, la fatica, l’angoscia. A pagina 94 un accenno: “Alla fine di quello stesso anno sono partita. Dieci mesi dopo. Dieci mesi di droghe: sonniferi calmanti antidepressivi sedativi. Un tempo senza giorno e senza notte, tempo di ovatta.” Dieci mesi di angoscia condensati in due righe. Non mi basta. Non mi spiega. Non mi racconta. Forse una voluta omissione? Non so. Mi sembra di avere letto mezza storia. ...more
Osannato da tutti, questo romanzo. A me non è piaciuto, la figura di Irina è troppo "vittima" degli Svizzeri brutti e cattivi (ma non è anche questo un luogo comune?) e di se stessa, lo stile è irritante, la storia raccontata da una parte sola della barricata. A un certo punto l'ho mollato, perché mi aveva fatto arrabbiare, per cui non so se alla fine diventa una meraviglia. Osannato da tutti, questo romanzo. A me non è piaciuto, la figura di Irina è troppo "vittima" degli Svizzeri brutti e cattivi (ma non è anche questo un luogo comune?) e di se stessa, lo stile è irritante, la storia raccontata da una parte sola della barricata. A un certo punto l'ho mollato, perché mi aveva fatto arrabbiare, per cui non so se alla fine diventa una meraviglia. ...more
"Vorrei che mi aiutassi, se puoi, a prendere le parole metterle in fila ricomporre tutti i pezzi che sento frantumati e dispersi in ogni angolo del corpo. Vorrei ricostruire i frammenti come si
ripara un oggetto rotto, prenderlo in mano e portalo fuori da me. Per tenerlo accanto, portarlo in tasca, metterlo in borsa ma intero, tutto intero. [...] Voglio mettere un punto." Irina Lucidi è la mamma di Alessia e Livia, le gemelline scomparse a fine gennaio 2011, rapite dal loro padre Mathias, morto s Irina Lucidi è la mamma di Alessia e Livia, le gemelline scomparse a fine gennaio 2011, rapite dal loro padre Mathias, morto suicida. Concita De Gregorio dà voce a questa donna e, attraverso frammenti e lettere, tra date e destini che si ripetono,
racconta la sua sofferenza e la sua speranza, perché "il dolore da solo non uccide". Non è un modo per fare il punto delle indagini, anche se risultano evidenti le grandi lacune e mancanze della polizia Svizzera, ma per parlare di un dolore così forte e tenere viva la memoria delle due bambine. "Dunque devo vivere, perché finché ci sono ci sarà il ricordo di chi non è più con noi." Manca la parola adeguata in italiano, ma non solo nella nostra lingua, per indicare un genitore che
perde un figlio: "Dirai: che t'importa avere una parola. Importa. Perché avere un nome è avere un posto, una casa fatta di pensieri già pensati. Un luogo tiepido che porta traccia di migliaia, milioni di persone passate da lì prima di te. Ti fa sentire, nell'errore, al tuo posto. Un posto doloroso e illuminante, un posto difficile ma previsto nella storia del mondo." È un libro toccante e commovente, ma anche pieno di speranza. Nonostante sia molto breve, ci ho messo una settimana per
leggerlo: affrontavo poche pagine al giorno ed ho provato molta compassione per Irina, nel senso latino del termine, ovvero soffrire con. Perdere un figlio è contro natura per un genitore ed è un dolore immenso, non sapere dove siano Alessia e Livia e non avere i loro corpi su cui piangere è qualcosa di ancora più straziante. "Il lutto in assenza del corpo è un'emorragia misteriosa e inarrestabile." Ho usato molte citazioni, perché è un libro potente e delicato insieme e, nel caso non si
fosse ancora capito, assolutamente consigliato. "Sono una madre, lo sarò sempre. Senza figli ma madre. Non servono figli per essere madri."
Apr 22, 2020 Francesca rated it really liked it Uno dei fatti di cronaca tra i più agghiaccianti
avvenuti in Italia negli ultimi anni.
Nella mia challenge di quest’anno, questo era il libro “che fa piangere” Chiariamo subito: io non mi
commuovo. Lascio le lacrime per altri tipi di cose; quindi no, non mi ha fatto piangere ma mi ha scavato un grosso buco dentro. Dal punto di vista della scrittura in sé non mi ha particola Chiariamo subito: io non mi commuovo. Lascio le lacrime per altri tipi di cose; quindi no, non mi ha fatto piangere ma mi ha scavato un grosso buco dentro. Dal punto di vista della scrittura in sé non mi ha particolarmente coinvolta,
sono sincera. Ma essendo una storia vera, le lettere inserire all’interno e il modo in cui alcune cose sono citate è sicuramente funzionale alla ricostruzione dei fatti. Andrebbe però letto per capire cosa può succedere a questo mondo, anche negli ambienti bene, anche nella precisa
Svizzera, anche a “stimati professionisti” e per sostenere l’associazione per i bambini scomparsi fondata dalla protagonista Irina Lucidi.
Dire l'indicibile senza la pesantezza che le storie da tragedia greca per loro natura presuppongono. Dire l'indicibile senza la pesantezza che le storie da tragedia greca per loro natura presuppongono. ...more
La drammatica storia di Irina Lucidi e le sue Gemelle scomparse per mano del Marito poi suicida.
Apr 09, 2018 Franz B. rated it it was amazing Così poche pagine e così tanti contenuti. È questo che
mi ha fatto decidere di dare 5* e non solo 4.
Perdita: privazione, sottrazione o smarrimento di qualcosa posseduto in precedenza. Questo è il primo dei tanti significati della parola perdita nei quali mi sono imbattuta e per uno strano
scherzo del destino è esattamente il significato che meglio racchiude il senso del libro. Irina ha perso le sue due figlie, nel senso che le sono state private e sottratte dal suo ex marito, ad oggi risultano ancora smarrite, perché fino a quando non vengono ritrovati i corpi non è possibile decretare morte c Perdita: privazione, sottrazione o smarrimento di qualcosa posseduto in precedenza. Questo è il primo dei tanti significati della parola
perdita nei quali mi sono imbattuta e per uno strano scherzo del destino è esattamente il significato che meglio racchiude il senso del libro. Irina ha perso le sue due figlie, nel senso che le sono state private e sottratte dal suo ex marito, ad oggi risultano ancora smarrite, perché fino a quando non vengono ritrovati i corpi non è possibile decretare morte certa. Il caso delle due gemelline svizzere scomparse nel gennaio del 2011 ha dominato la cronaca nera per molto tempo e ancora oggi ci si
domanda quale sia stata la loro sorte.
Un libro bellissimo, intimo, toccante, che non si può commentare.
Anni fa cercai una parola che il vocabolario di italiano non comprendeva. Trovai
riparo dentro un estratto senza sapere qual era la sua fonte. Qualcuno ne aveva ricopiato il testo e lasciato che andasse alla deriva nel mare della Rete. Ora, queste stesse parole le ritrovo qui. In questo libro distruttivo che mi ha dato più di un brivido, qualche lacrima ma soprattutto tante domande e rabbia. E quella parola an Trovai riparo dentro un estratto senza sapere qual era la sua fonte. Qualcuno ne aveva ricopiato il testo e lasciato che andasse alla deriva nel mare della Rete. Ora, queste stesse parole le ritrovo qui. In questo libro distruttivo che mi ha dato più di un brivido, qualche lacrima ma soprattutto tante domande e rabbia. E quella parola ancora non esiste davvero, in molti vocabolari, in troppe lingue.
E' la storia, vera, terribile di Irina. Una donna che viene privata delle sue due figlie gemelle. Un giorno il padre delle bambine porta via Alessia e Livia. Spariscono. Dopo qualche giorno l'uomo si
uccide e delle due bimbe non c'è più nessuna traccia.
Jul 23, 2015 Aquila Reale rated it it was amazing Concita De Gregorio narra, con stile
asciutto e preciso, l’esistenza di una madre privata dei figli, la sfida di una donna contro i pregiudizi della società. La scrittrice conferisce alle parole emozioni e intensità. Con delicatezza dà voce alla fragilità che si trasforma in forza, cerca e trova la speranza dove prima c’era solo devastazione e dolore. Aiuta Irina a mettere insieme i pezzi del suo dolore “a dire quello che non si può dire”. recensione completa su:
http://pennadoro.blogspot.it/2015 recensione completa su: http://pennadoro.blogspot.it/2015/07/...
Apr 04, 2016 Acrasia rated it really liked it Una donna forte che vuole sapere la verità e non si arrende, va
avanti con tenacia e determinazione nonostante l'inerzia e la poca collaborazione delle istituzioni.
Scelgo i libri dalla copertina e dal titolo, senza leggere la trama per paura di qualche spoiler che l'autore vuole invece farci gustare nella lettura delle prime pagine. Pensavo che questo libro fosse leggero, "un romanzo". Invece ho un macigno sul petto e un groppo in gola dalle prime pagine, e non riesco a scrollarmi di dosso questa sensazione di tristezza e oppressione. Solo alla fine del libro capisco che la storia che Concita De Gregorio ha raccontato è purtroppo una storia vera. E allora Scelgo i libri dalla copertina e dal titolo, senza leggere la trama per paura di qualche spoiler che l'autore vuole invece farci gustare nella lettura delle prime pagine. Pensavo che questo libro fosse leggero, "un romanzo". Invece ho un macigno sul petto e un groppo in gola dalle prime pagine, e non riesco a scrollarmi di dosso questa sensazione di tristezza e oppressione. Solo alla fine del libro capisco che la storia che Concita De Gregorio ha raccontato è purtroppo una storia vera. E allora sono indignata. Arrabbiata. Consiglio la lettura di questo libro: mi ha dato tanto. ...more
Un capolavoro.
Jul 21, 2015 Sara rated it it was amazing Leggetelo, è impossibile non trovare un'emozione, un pensiero, una sensazione che vi abbia sfiorati anche solo una volta. Leggetelo, è impossibile non trovare un'emozione, un pensiero, una sensazione che vi abbia sfiorati anche solo una volta. ...more
May 11, 2020 IreneElle rated it really liked it Quando ho iniziato a leggere questo libro, sapevo a
cosa andavo incontro. Sapevo che avrei letto di un fatto di cronaca, di una vicenda dolorosa ed infinita. Ma "Mi sa che fuori è primavera" è anche il racconto di questa donna che piegata dal dolore, sopravvive ed in parte rinasce anche attraverso un nuovo amore, così diverso da quel marito ingegnere che disseminava la casa di post
it rivolti a lei con istruzioni maniacali e che già mostravano segnali spaventosi. E poi ci sono questi passaggi in cui descrive le figlie: O questo in cui la speranza rimane sempre viva, ma anche tangibile e prende la forma di quella stanza in più: Mi ha emozionata, ho apprezzato lo stile e la mancanza di morbosità. Nata a Pisa nel 1963, da madre spagnola (di Barcellona) e padre toscano, è cresciuta a Livorno. In questa città studia al Liceo Classico Niccolini Guerrazzi;
successivamente consegue la laurea all'Università di Pisa in Scienze Politiche. Frattanto inizia la professione nelle radio e TV locali toscane, entrando a Il Tirreno nel 1985, dove, per otto anni, lavora nelle redazioni di Piombino, Livorno, Nata a Pisa nel 1963, da madre spagnola (di Barcellona) e padre toscano, è cresciuta a Livorno. In questa città studia al Liceo Classico Niccolini Guerrazzi; successivamente consegue la laurea all'Università di
Pisa in Scienze Politiche. Frattanto inizia la professione nelle radio e TV locali toscane, entrando a Il Tirreno nel 1985, dove, per otto anni, lavora nelle redazioni di Piombino, Livorno, Lucca e Pistoia. Related ArticlesFearless readers, gather ’round… For those with the courage and bandwidth to launch a bold new reading adventure, we’ve put together this... “I have spread my dreams under your feet; Tread softly because you tread on my dreams. Ho steso i miei sogni sotto i tuoi piedi; Cammina leggera perché cammini sui miei sogni. WILLIAM B. YEATS” — 2 likes “Si ha nostalgia delle persone, non delle categorie. [...] L'assenza è una presenza costante.” — 0 likes More quotes…Welcome back. Just a moment while we sign you in to your Goodreads account. |