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Innanzitutto non esiste, ad oggi, alcuna prova scientifica che possano migliorare stabilmente una psoriasi lieve (in genere anche nella psoriasi più estesa notiamo una perdita di efficacia nel tempo).
Inoltre nessuno ha dimostrato che questi farmaci funzionano meglio di una sola terapia locale fatta bene: molti malati sono insoddisfatti dei topici (creme, gel, unguenti o spray) che però sono efficaci se applicati correttamente e con regolarità. Il problema sta nel fatto che molti pazienti non seguono la terapia come prescritta e quindi non ottengono i risultati sperati.
E ancora, la prescrizione dei medicinali biologici richiede degli screening laboratoristici e radiologici estesi perché devono essere escluse altre patologie concomitanti (soprattutto infettive, tumorali e autoimmuni). Questo screening è necessario perché i farmaci modulano (in generale in senso soppressivo) le risposte immunitarie: in realtà si tratta di medicinali biotecnologici, ovvero costruiti con sofisticate tecnologie in modo tale da bloccare l’attività delle molecole infiammatorie naturali, non solo nella cute, ma in tutto l’organismo.
E, di fatto, anche se eliminiamo le persone a rischio, resta sempre una quota significativa di possibili eventi avversi e il rischio è amplificato dalla necessità di fare nel tempo una terapia per una malattia cronica come la psoriasi: non esiste quindi (visto che si tratta di medicinali relativamente recenti) una casistica sufficiente per dire quanto è sicura una terapia se proseguita per 10-20 anni.
Insomma, nel prescrivere una cura si devono sempre valutare benefici attesi e possibili rischi o effetti collaterali e, nel caso di chi soffre di psoriasi lieve, non c’è motivo di assumere una cura diversa da quelle attualmente già prescritte: le terapie locali più recenti funzionano bene se effettuate correttamente.
Per avere il migliore risultato un semplice consiglio è quello di curarsi tutti i giorni con costanza per uno o due mesi e, nel caso non si abbia il risultato voluto (ma non è probabile), è meglio rivolgersi al dermatologo e cambiare terapia. Perlopiù, invece, i pazienti si medicano solo quando si ricordano perché hanno più fastidio, ma in questo modo non si può trarre alcun beneficio dal trattamento.
Infine, c’è il problema dei costi: la cura con un farmaco biologico costa fra i 10mila e i 20mila euro l’anno per ogni malato. La psoriasi interessa il 3 per cento circa della popolazione, più o meno un milione e mezzo di persone in Italia, e prescrivere questi medicinali a tutti i pazienti comporterebbe una spesa non sostenibile dal nostro servizio sanitario.
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L’adalimumab viene utilizzato, da solo o in combinazione con altri farmaci, per alleviare i sintomi di alcune malattie autoimmuni, ad esempio l’artrite reumatoide, l’artrite idiopatica giovanile, la malattia di Crohn, la
colite ulcerosa, la spondilite anchilosante, l’artrite psoriasica e la psoriasi a placche cronica. L’adalimumab è un inibitore del fattore di necrosi tumorale (tumor necrosis factor, Tnf), sostanza che partecipa ai processi infiammatori. L’adalimumab viene somministrato mediante iniezioni sottocutanee. L’adalimumab
può ridurre la capacità dell’organismo di combattere le infezioni e aumentarne il rischio. Inoltre può aumentare il rischio di sviluppare alcuni tumori. Fra gli altri suoi possibili effetti avversi sono inclusi: È importante rivolgersi subito a un
medico in caso di: Prima della somministrazione di adalimumab è bene informare il medico: Durante il trattamento bisogna informare il medico nel caso in cui ci si debba sottoporre a vaccinazioni.Che cos’è l’adalimumab?
Come si assume l’adalimumab?
Effetti collaterali dell’adalimumab
Controindicazioni
e avvertenze
Inoltre è importante informare medici, chirurghi
I numeri di Humanitas 2.3
milioni visite +56.000 pazienti PS +3.000 dipendenti 45.000 pazienti ricoverati 780 medici